Sport
Tutti contro la Superlega
Politici, federazioni, tifosi, giocatori: nessuno vuole il torneo del "football for money"
Stefano Cantafio | 20 aprile 2021

Dopo un susseguirsi di rumors durato mesi, ieri è arrivato l’annuncio ufficiale della creazione della Superlega Europea da parte dei 12 club che ne faranno parte come membri fondatori. A questi si uniranno altre tre società non ancora note ed infine cinque squadre che varieranno di anno in anno in base ai risultati conseguiti nei vari campionati europei.

La reazione dell'Uefa

Intanto la UEFA ha messo in atto un altro cambiamento che era già stato preparato da tempo: la modifica del formato della Champions League, che dal 2024 verrà allargata a 36 squadre, riunite in un unico girone che funzionerà come un campionato. Le migliori otto accederanno agli ottavi di finale, mentre chi si classificherà tra il nono ed il ventiquattresimo posto si giocherà l’accesso agli ottavi in doppie sfide di andata e ritorno.

Scenario apocalittico

Se da una parte la Juventus tentava nel suo comunicato di ieri notte di rassicurare gli animi assicurando la propria permanenza in Serie A, la UEFA diramava intanto la sua risposta, in accordo con Lega Serie A e FIGC, annunciando la loro esclusione dai prossimi campionati, come quella di ogni altro team che dovesse aderire alla Superlega. La mossa delle dodici “big” dunque, sembra poter portare a delle conseguenze molto spiacevoli per i tifosi: il pugno di ferro dell’UEFA trova, tra le altre, l’appoggio della FIFA e delle Federazioni nazionali. A giudicare da quanto riportato nei comunicati si presume che ai giocatori che prenderanno parte alla competizione sarà addirittura impedito di giocare con la propria nazionale, e se anche la federazione dovesse consentirlo non potrebbero comunque prendere parte a mondiali ed europei, pocihé organizzati rispettivamente da FIFA e UEFA. A questo punto rischiamo di trovarci in uno scenario per cui tutti i giocatori che vogliono giocare in un top club europeo ed allo stesso tempo partire per il Qatar nel 2022 dovrebbero scegliere il PSG, il Bayern o il Borussia Dortmund. Ma c’è di più: dovremmo immaginare anche una Champions League senza la maggior parte delle squadre che si qualificavano per gli ottavi di finale, Premier League e Liga spagnola prive delle big, senza contare l’espulsione dalla Serie A delle squadre che ad oggi occupano tre delle prime quattro posizioni del campionato italiano. Lo stesso scudetto dell’Inter potrebbe essere a rischio se la Lega Serie A dovesse cancellare le squadre dalla classifica di quest’anno.

Il senso dello sport

Uno scenario di questo genere non lo vuole nessuno. Non dovrebbero volerlo tantomeno le dodici società che per ragioni prevalentemente economiche hanno deciso di autonomizzarsi da un’UEFA che metteva a loro disposizione un budget sempre più ridotto. In questo nuovo torneo infatti i ricavi potrebbero essere da subito pari a 5/6 miliardi contro i 3,2 di Champions ed Europa League sommate. Ma a quale prezzo tutto ciò? Niente più meritocrazia vista la quasi impossibilità di qualificarvisi e la mancanza di retrocessioni per le 12 fondatrici, oltre che il rischio di assistere a campionati e mondali distrutti dalle reazioni di FIFA e UEFA. Non è questo che vogliono i tifosi. Non è questo che vogliono i giocatori. Macron, Johnson e lo stesso premier Draghi si sono già espressi contro questa iniziativa e per il bene dello sport più praticato e seguito del mondo i club che hanno dato inizio a tutto questo dovrebbero desistere. Lo slogan della FIFA qualche anno fa era “Football for hope”, non “Football for money”, e sarebbe bene ricordarlo ai dirigenti di questi club.

 

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