Il singolo di Kendrick e SZA non ha intenzione di lasciare le classifiche
Otto settimane al numero uno. No, non è un déjà vu. “luther” di Kendrick Lamar e SZA è ancora lì, in cima alla Hot 100, come se avesse piantato radici. E mentre ci domandiamo se le parole bastano ancora per raccontare questa collaborazione tra giganti, Billboard arriva puntuale con i numeri a rimettere tutto nella giusta prospettiva: 63,1 milioni di impression in radio (+3%), 22,7 milioni di stream ufficiali (in lieve calo del 7%), 2.000 copie vendute.
Numeri solidi, che tengono il pezzo vivo in tutte le charts che contano. E mentre il video ufficiale uscito , un omaggio visivo e sonoro a Luther Vandross, figura centrale dell’R&B classico, continua a collezionare visualizzazioni e like, il singolo si prepara a entrare in un territorio molto speciale: quello dei record assoluti dell’era post-2020. Non è la prima volta che Kendrick e SZA collaborano, ma questa è forse la prima volta che il loro linguaggio sonoro comune trova un respiro globale. E lo fa in modo adulto, elegante, senza bisogno di hype tossico o viralità costruita.
Con otto settimane consecutive al vertice, “luther” ha appena pareggiato il record di “Mood” (24kGoldn & iann dior) per la seconda permanenza più lunga di una traccia hiphop al numero uno in questo decennio. Solo “The Box” di Roddy Ricch resta ancora imbattuta con le sue 11 settimane consecutive al top nel 2020.
Ma la sfida è ancora aperta, e potrebbe intensificarsi proprio mentre Kendrick e SZA si preparano a partire per il loro Grand National Tour, che prende il via questo venerdì 18 aprile a Minneapolis e si concluderà in agosto. DJ Mustard aprirà ogni serata, e l’impressione è che il tour possa diventare un’estensione live del dominio che stanno esercitando in classifica.
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In un anno che ha già visto Drake salire al secondo posto con “NOKIA” e BigXthaPlug debuttare nella top 5 con un crossover rap-country, “luther” si è imposto come la colonna sonora lenta e profonda di questa stagione urban. Un brano che non cerca l’effetto shock, ma costruisce identità, affinità, legacy. È l’ennesima conferma che Kendrick non è solo un rapper, è un architetto culturale. E che SZA è entrata definitivamente nel club delle voci generazionali. Entrambi, oggi, non stanno solo facendo musica: stanno lasciando tracce, costruendo canone.