Interviste
L'elogio dell'attesa: il ritorno dei Milagro!
Chiara Colasanti | 14 ottobre 2014
Da “Dieci Gocce Di Veleno” a “Fino A Togliere La Sete” per voi cosa è cambiato nell'approccio alla creazione delle tracce... quanto siete cambiati e cosa ci puoi dire, in generale, sull'album?

“Fino A Toglierci La Sete” è arrivato dopo alcuni anni, quindi porta dentro tutta la maturazione che abbiamo raggiunto in questi anni, sia dal punto di vista della composizione che dal punto di vista personale! Anche con l'intervento di Tommy, la terza persona che si è inserita ed è diventata poi parte integrante del progetto, ognuno ha preso il suo bagaglio di esperienze pregresse e lo ha portato all'interno del progetto. C'è una maturazione prima di tutto personale, poi musicale: è un disco molto più energico e dinamico rispetto a “Dieci Gocce Di Veleno”, per far capire quello di cui sto parlando basta dire che durante i live stiamo in piedi, che è una presa di posizione non solo fisica e necessaria durante il concerto, ma anche d'impatto. Questa è una evoluzione che si trasmette anche in musica. Sono cambiate tante cose perché non solo in questo periodo di tempo è successo di tutto, come capita nella vita di chiunque altro, ma anche perché abbiamo preso consapevolezza di voler far musica nel modo in cui ci rispetta e in cui ci dà soddisfazione e ci disseta, da qui anche il titolo del disco. C'è tanto di questi anni e tanta voglia di ritornare, accompagnate da una consapevolezza molto concreta e molto sentita!

L'ispirazione arriva quando arriva o avete un processo particolare di scrittura?

L'ispirazione arriva quando arriva, perché ognuno magari ha i propri momenti di ispirazione: abbiamo sempre un registratore con noi o usiamo il telefonino, per riuscire a catturare un passaggio o una melodia. Le canzoni vere e proprie nascono insieme, in uno dei nostri momenti di aggregazione: c'è Antonio che riesce a buttare giù una serie di accordi, questi accordi mi fanno venire in mente una linea melodica e insieme portiamo avanti il progetto e nascono le canzoni, che magari prendono spunto da momenti singoli!

Sogni nel cassetto?

Intanto suonare il più possibile, perché è la cosa che ci rappresenta di più! Sogni nel cassetto...cercare di capire se questi anni in cui noi crediamo di aver raccolto le nostre idee, messe a frutto nel disco, possono fungere da specchio anche per qualcun altro, riconoscendo che non parliamo solo di noi stessi, ma diamo modo a tutti di ritrovarsi in quello che raccontiamo e scriviamo.

C'è una domanda che nessuno vi fa mai durante le interviste e a cui vorreste poter rispondere per affrontare un tema che vi sta particolarmente a cuore?

Ce ne hanno fatte tante ultimamente... Perché dovremmo comprare “Fino A Toglierci La Sete?” Perché sono tutti pezzi belli! Scherzi a parte... che poi, io scherzo fino ad un certo punto, ovviamente! Una domanda che non mi è mai stata fatta potrebbe essere Ma quanto di Milagro c'è in ogni singola canzone? E allora potrei rispondere che c'è davvero fino all'ultima goccia di tutti noi in ogni singola traccia, per poter offrire al pubblico un disco pop ben fatto non solo per quello che riguarda i singoli, ma nella sua totale interezza.

In un mondo in continua accelerazione, voi avete fatto una scelta controcorrente e vi siete presi una pausa: come è stato questo periodo di stop e dove avete trovato il coraggio di fermarvi?

Fondamentalmente, soprattutto dopo Sanremo, il primo disco e tutto quello che ne è conseguito, la cosa più naturale sarebbe stata andare avanti, perché se lo aspettavano un po' tutti. Però essendo musicisti, diciamo navigati, la cosa che per noi è stata più importante è stato l'essere rispettosi di noi stessi e in quel momento lì non potevamo metterci a fare musica senza che non fosse un processo innaturale. Stare dietro alle logiche di mercato che stavamo iniziando a conoscere non ci stava bene, ma soprattutto non lo sentivamo calzante su quello che è il nostro progetto e su noi stessi in quel momento. Abbiamo così deciso di fermarci per capire quale sarebbe stato poi il momento giusto per ripartire. Anche se controcorrente, dopo tanti anni che fai musica e ami quello che fai, la scelta non poteva essere differente, almeno per noi! Abbiamo continuato a rimanere “in musica”, continuando a portare avanti il progetto dentro le nostre sale di registrazione e in parallelo con altre produzioni indipendenti (ho fatto l'insegnante di canto e armonia per tutti questi anni) e abbiamo sempre portato avanti la musica in questi anni. Poi, un po' con l'ingresso di Tommy, che è il terzo Milagro e un po' con la voglia di ripartire che è cresciuta mano a mano che andavamo avanti diventando punto focale, abbiamo deciso di partire perché i pezzi stavano uscendo: avevamo qualcosa da dire e ne avevamo di nuovo davvero voglia.

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