Interviste
La Giusta Frequenza, incontro con Debora Scalzo
La regista siciliana con la divisa nel cuore, che tratta il cinema della legalità
Tommaso Di Pierro | 19 luglio 2023

In occasione dell’anniversario della strage di via D’Amelio, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta, Fondazione Media Literacy inaugura il progetto “La Giusta Frequenza – Giovani reporter della memoria”, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e del merito - Direzione Generale per lo studente, l’inclusione e l’orientamento scolastico. Oggi, mercoledì 19 luglio, presso il CAG Luogocomune, all’interno dell’Istituto Comprensivo Fratelli Cervi al Corviale (Roma), la Fondazione – in collaborazione con Arci Solidarietà Onlus – ha allestito una mostra multimediale incentrata sul racconto di via D’Amelio da parte della stampa: prime pagine dei giornali, foto, radiogiornali d’epoca e stralci di film e serie tv consentiranno agli spettatori di immergersi nel racconto che i diversi media ne hanno fatto dal 1992 ad oggi. Numerose scuole hanno aderito al progetto “La giusta frequenza- giovani reporter della memoria”, coinvolgendo centinaia di studenti della scuola secondaria superiore, nella convinzione che aderiscano ad un proficuo percorso di acquisizione della cittadinanza sociale e del principio di legalità, lavorando sul tema della memoria delle vittime delle mafie. A partire da radio giornali dell’epoca, testimonianze, archivi storici e fonti dirette si svilupperà un canale radiofonico dedicato alla messa in onda di approfondimenti sulle stragi di mafia con il contributo delle produzioni studentesche: la Giusta frequenza, appunto, i cui lavori si potranno seguire nell’apposito sito www.lagiustafrequenza.it e su quello della Fondazione www.medialiteracy.it.

I suoi libri hanno sempre avuto come sfondo la Polizia di Stato. Proprio due dei suoi romanzi più importanti Io resto così (2016), vincitore del Premio Eccellenza del Cuore 2016, e il suo seguito finale Fuoco Freddo (2018), sono stati scritti in omaggio alle Vittime in Servizio della Polizia di Stato, quelle vittime che la storia non dovrebbe mai tralasciare o dimenticare. Da dove deriva il suo bisogno di narrare il servizio reso dagli uomini e dalle donne appartenenti alle forze dell'ordine?

Sicuramente il mio amore per la divisa nasce sin da piccina con i racconti di mio nonno Lorenzo (poliziotto di scorta negli anni più crudi della criminalità siciliana) e da nonna Maria (sua moglie). Due nonni speciali e indimenticabili. Crescendo poi ho avuto il grande onore di conoscere appartenenti delle forze dell'ordine che hanno fatto la storia del nostro paese e il mio amore verso di loro è stato per me un atto dovuto nei miei romanzi. In particolar modo, ho avuto il privilegio di conoscere un ragazzo favoloso Giuseppe Iacovone, un poliziotto con la P maiuscola, che purtroppo ha perso la vita in servizio giovanissimo, sacrificandosi e onorando la divisa sino alla fine. Con i miei romanzi cerco di dare voce a tutti loro, di non farli sentire soli, di farli sognare, di non farli dimenticare. Mentre ai miei lettori, sopratutto i giovani, cerco di far conoscere l'uomo oltre la divisa. Il poliziotto non è un lavoro e basta, ma una vocazione che ne comprende altri mille di lavori. Svolgono una vita fatta di sacrifici, con alti e bassi che li condizionano, svolgono più mansioni a mio dire, dallo psicologo, all'assistente sociale, al giudice e tutore dell'ordine e spesso vengono lasciati soli dallo stesso Stato che proteggono, e da qui nascono a volte i suicidi nelle forze dell'ordine. Tematica che si tende a far parlare poco, ma che è molto importante. Credo fortemente che una figura istituzionale di supporto che li assista manca, ed è grave che non ci sia. Io sarò sempre dalla loro parte, dalla parte di chi indossa la divisa con onestà.

Un traguardo importante è quello raggiunto con la vittoria del “Premio Apoxiomeno 2021” per la letteratura, agli “International Police Award Art Festival”, l'unico riconoscimento nel mondo dato a sportivi, protagonisti del mondo della cultura, dello spettacolo e premi Oscar, che hanno esaltato nella loro narrazione il valore delle forze dell'ordine. Come arriva la letteratura a esaltare il sacrificio di coloro che hanno dato la vita per lo Stato?

La letteratura come il cinema è un'arma potente e importante per divulgare un messaggio forte di lagalità. A maggior ragione, quando quel libro diventa un film a cui devi dare vita a quei personaggi che hanno fatto la storia. Il premio che ho ricevuto nel 2021 è stato inaspettato e un grande traguardo professionale. Sapere che lo hanno ricevuto anche premi Oscar come Hellen Mirren e Colin Firth è una gioia indescrivibile. Oltretutto, ricevuto con il mio Io Resto Così (Kimerik Editore), quindi romanzo uscito molti anni prima, ma rimasto nel cuore delle persone.

Lei è ideatrice e direttrice artistica della Rassegna Parent Angel (dedicata alla legalità, in omaggio e in ricordo a tutte le vittime in servizio, del dovere e della criminalità organizzata nelle Forze dell'Ordine, per non dimenticare). La Rassegna Parent Angel sostiene la “Casa di Paolo”, l'abitazione dove il magistrato e i suoi fratelli sono nati e che ora è un centro per i ragazzi della zona, uno spazio al servizio dei cittadini gestito da Roberta Gatani, nipote del giudice Paolo Borsellino, e da Salvatore Borsellino, fratello del giudice. Quali sono gli obiettivi di questo centro e in che modo la Rassegna Parent Angel sostiene la “Casa di Paolo”?

La nostra splendida collaborazione è nata durante il set del mio Docufilm Paolo Vive. con Roberta (nipote del giudice Borsellino) è nata sin da subito una forte empatia e complicità. E devo ringraziare di cuore Manfredi (figlio del giudice Borsellino) per avermela fatta incontrare. Dal primo momento che sono entrata alla “Casa di Paolo” mi sono detta “devo contribuire anch'io per questi ragazzi”. Ricordo i loro sorrisi e abbracci pieni di vita e speranza. La “Casa di Paolo” è il sogno di Salvatore Borsellino, abbracciato poi da tante altre persone: quello di fare tornare Paolo alla Kalsa, il quartiere dove il magistrato e i suoi fratelli, sono nati e dove hanno vissuto da ragazzi. È stata inaugurata il 17 Luglio 2015, nell’ambito delle manifestazioni per il 23° anniversario di Via d’Amelio. Non una “casa di memoria”, ma qualcosa di vivo, dove i ragazzi a rischio del quartiere potranno trovare un’alternativa a quella perversa spirale che potrebbe inghiottire tanti di loro come i compagni di giochi di un tempo di Salvatore e Paolo Borsellino. La “Casa di Paolo” è gestita da Roberta Gatani, nipote del giudice Paolo Borsellino e da Salvatore Borsellino (uomo che stimo tantissimo). La mia “Rassegna Parent Angel” ripartirà da fine 2023 presso un teatro storico veronese, con ospiti importanti del mondo della comicità e cinema e per ogni biglietto venduto, 2€ saranno devoluti alla “Casa di Paolo”. Il mio obiettivo è quello di portare a teatro tutte le persone che amano la cultura, ma non solo, contribuendo al sostenimento della “Casa di Paolo”, perchè donare amore e fare del bene, fa stare bene.

Il docufilm Paolo Vive, in omaggio al giudice Paolo Borsellino, in uscita a fine 2023 con distribuzione internazionale, segna il suo debutto come regista. Cosa l'ha spinta a debuttare alla regia con questo progetto? Cosa vuole comunicare attraverso questo film e come si è sentita nel toccare con mano la storia del giudice Borsellino?

Dopo anni di sceneggiature e co-produzioni era arrivato il momento della regia. Ma non volevo debuttare alla regia con un film, ma con qualcosa di più concreto e che mi rendesse orgogliosa di essere una donna siciliana. E devo dirti che la storia del giudice Paolo Borsellino è stata la mia tesina alle superiori. Una storia che avevo custodito nel mio cuore e nel mio cassetto dei desideri. Poi io amo raccontare storie vere, di vera vita vissuta. Negli anni mi sono documentata sempre di più. Poi ho incontrato a Mondello il Dottor Manfredi Borsellino (figlio del magistrato) e quando gli proposi il mio docufilm lui ne rimase felice, sopratutto della storia che volevo raccontare, molto forte, diretta. Un docufilm che omaggerà non solo il magistrato, ma sopratutto l'uomo Paolo. Il messaggio che voglio divulgare al mondo, sopratutto ai giovani è quello dell'educazione alla legalità, dello spirito di sacrificio, della meritocrazia, del senso del dovere, del coraggio, nell'avere proprie idee e lottare per portarle avanti senza essere influenzati da nessuno e sopratutto del rispetto. Voglio che i giovani di adesso non si identificano in certi Youtuber e Influencer, ma su uomini e donne che hanno fatto la storia del nostro paese, solo così potremmo risollevare l'Italia dallo schifo e dalla pochezza che c'è in giro.

Cos'è cambiato in Sicilia tra ieri e oggi riguardo la percezione delle stragi di mafia? Cosa resta oggi della Strage di via D'Amelio e quali sono i mezzi giusti per contribuire a mantenerne viva la memoria?

Devo dire che qualcosa è cambiato rispetto a ieri, oggi i giovani scendono in piazza, si ribellano contro la mafia, non hanno più paura rispetto agli anni più cruenti del nostro vissuto storico. Però devo ammettere che siamo ancora in minoranza. Da siciliana mi fa male constatare tutto ciò. Ma se tutti insieme uniamo le forze qualcosa può cambiare. Della Strage di Via d'Amelio resta l'onesta dei siciliani onesti come Paolo, Vincenzo, Walter, Claudio, Emanuela, Agostino e Antonio, perchè Paolo Vive attraverso i nostri occhi, gli occhi di quei siciliani che denunciano e lottano per ideali giusti. E devo ammettere che quando ho girato il mio docufilm, per strada ne ho visti di occhi come Paolo, occhi puri, genuini, di persone che anche solo quando hanno visto Bruno (Bruno Torrisi – l'attore che interpreta il Magistrato Borsellino) tu non puoi capire le loro reazioni, gli abbracci, come se stessero abbracciando realmente Paolo, ed erano molti più giovani rispetto a persone più adulte, persone adulte che comunque hanno vissuto in prima persona la Strage, ecco questo ti fa riflettere molto. I mezzi giusti per contribuire a mantenerne viva la memoria è parlarne, come diceva il giudice “Parlate di mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene”. Io nel mio, cerco di farlo attraverso i miei libri e i miei progetti cinematografici.

Crede siano necessari dei percorsi scolastici di educazione alla legalità capaci di trasmettere il bisogno della lotta e del senso di impegno civile?

Assolutamente si. È importante far studiare, capire e conoscere la tematica della legalità sin da piccini. Tre parole d'ordine che servono per avviare un processo di cambiamento sociale. L'importanza di dire “no” a favori, droghe, soldi facili, raccomandazioni, dovrebbe essere materia obbligatoria nelle scuole. Un modo semplice, ma potente per combattere la mafiosità e anche lo stesso bullismo tra i giovani. Sono anni che giro le scuole italiane come ospite, presentando con successo tra i giovani i miei progetti e darei massima disponibilità per insegnare l'educazione alla legalità con persone accanto che sono familiari delle vittime di mafia, persone che hanno lottato e lottano tutti i giorni contro la criminalità organizzata, persone oneste che onorano la propria divisa, insomma i giovani hanno bisogno che questa educazione venga svolta da persone perennemente in prima linea, le uniche che possono trasmettere a loro il senso di giustizia a cui credere.

Cosa vorrebbe comunicare alle giovani generazioni che perseguono con coraggio ideali di legalità e giustizia?

Di camminare e proseguire questo cammino sempre a testa alta, essendo orgogliosi di essere diversi dalla massa, di essere unici. Perchè essere unici significa essere persone di un valore immenso. Credo fortemente che il giudice Paolo Borsellino abbia lasciato a questi giovani un'eredità viva, il saper dire no e lottare per ciò in cui si crede. Che abbia insegnato a tutti loro che anche il nemico più difficile può essere sconfitto.

Una sua nuova produzione cinematografica sarà rivolta a uno degli agenti della scorta di Borsellino, Claudio Traina, morto anche lui nella strage del ’92. Il progetto, che la vedrà coinvolta come sceneggiatrice e come regista, vedrà la collaborazione di Luciano Traina (fratello di Claudio Traina), che l’ha scelta personalmente per dirigere il film. Cosa ci può dire al riguardo?

Luciano è un uomo stupendo a cui sono grata e che ringrazio pubblicamente per la grande stima che ripone nei miei confronti, stima e affetto reciproco. Partiremo con la pre-produzione e direzione casting a inizio 2024, presso la sede della Catania Film Commission con la Dottoressa Murabito. La direzione casting è gestita da me insieme al grande Mario Giarola. Il film sarà una nostra produzione Underground Studio Production e racconterà gli ultimi 50 anni di storia italiana. Ricorderemo Claudio Traina, uomo della scorta del giudice Paolo Borsellino rimasto insieme a lui vittima della Starge di Via d'Amelio nel 1992, a soli 26 anni. Dai ricordi di una vita vissuta al servizio della lotta contro lo strapotere mafioso, uniti a parentesi storiche ben dettagliate. Sono onorata di poter raccontare la storia anche dei nostri grandi angeli della scorta e sono sicura che da lassù anche mio nonno Lorenzo è orgoglioso di me. Tra gli attori che hanno già dato conferma, moltissimi siciliani tra i più amati dal pubblico del genere poliziesco antimafia e poi siamo anche in trattativa con un grande attore di Hollywood, tra i miei miti di sempre, incrociamo le dita.

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