Per quanto dibattuto, al giorno d’oggi il test del Quoziente Intellettivo è ancora usato massicciamente in ambito psicologico e psichiatrico. Ci si affida a questa modalità di valutazione soprattutto nell’ambito di disturbi dello sviluppo e dell’apprendimento. Tuttavia le critiche mosse nei confronti di questa valutazione (oltre al suo uso discriminatorio) riguardano soprattutto l’assenza di considerazione di tipi intelligenza diversi da quella logico-matematica come, ad esempio, quella emotiva, creativa e sociale. A queste ora potrebbe aggiungersene un’altra: l’intelligenza digitale —e anche uno strumento per misurarla.
Un nuovo strumento di valutazione
Infatti un recente studio pubblicato sulla piattaforma PLOS ONE presenta il DigIQ, il Quoziente Intellettivo Digitale. La ricerca firmata da Dian A. de Vries, Jessica T. Piotrowski e Claes de Vreese propone un sistema innovativo di valutazione complessiva delle competenze digitali negli individui a partire dai 10 anni. Ma come funziona?
Il DigIQ viene valutato in base ai risultati di un questionario autosomministrato, cioè che ciascun partecipante lo legge e lo compila senza bisogno dell’assistenza di un esperto. Le domande del questionario vertono sulle 9 dimensioni fondamentali della competenza digitale individuate dai ricercatori. La competenza digitale viene misurata in base: alle abilità di ricerca e critica delle informazioni; al rispetto della netiquette (le buone maniere online) e al rapporto sano con l’universo digitale; alla sensibilità ambientale relativa agli strumenti digitali; alla sicurezza dei dispositivi; infine, alle abilità di creazione di contenuti, di problem solving e di utilizzo dell’IA.
I risultati
I ricercatori hanno testato questo metodo su oltre 2500 partecipanti di tre diversi studi, dimostrando che il DigIQ cattura in modo affidabile ed efficace le competenze digitali individuali nel loro complesso. A differenza degli strumenti preesistenti, infatti, il DigIQ prende in considerazione tutti i diversi aspetti dell’abilità digitale e non solo un ambito specifico di competenza. Inoltre, lo strumento è rivolto a individui di tutte le età invece che unicamente ai più giovani, i quali hanno dimostrato uno scarto considerevole solo nell’abilità di creazione di contenuti, mentre nelle altre dimensioni non ci sono state differenze rilevanti in base all’età.
Nello scenario che si profila all’orizzonte, uno strumento come il DigIQ potrebbe effettivamente rappresentare un alleato nella lotta alla disinformazione e nella costruzione di una società più consapevole e competente. Sempre che non si ripetano le strumentalizzazioni discriminatorie come era successo in passato con il test del QI.