Progetti
Comunicare l’emergenza
Il progetto Codice Uno continua in radio e per iscritto: non solo gestire le informazioni ma anche imparare a comunicare il proprio punto di vista
Redazione | 18 giugno 2020

Comunicare l’emergenza vuol dire anche porsi all’ascolto di tutte le persone coinvolte, ma troppo spesso, durante la quarantena dovuta alla diffusione del Coronavirus, non si è dato spazio alle voci degli adolescenti. Il progetto Codice Uno, tra i vincitori del bando Miur 440, nasce con il proposito di insegnare ai ragazzi delle tre scuole coinvolte (Istituto Comprensivo di Savignano sul Panaro, liceo statale Francesco Angeloni di Terni e Convitto D. Cotugno de L’Aquila) come comunicare l’emergenza, sfruttando soprattutto lo strumento radiofonico grazie alle frequenze dell’ML Network. E, con l’avvento dell’emergenza sanitaria, il progetto si è subito rivolto all’attualità. I corsi con i giornalisti tutor sono proseguiti a distanza accogliendo le esigenze delle singole scuole grazie anche all’apporto di Massimo Alesii, esperto di comunicazione, titolare e consulente senior di A.G.T. Communications, Studio specializzato in Relazioni Pubbliche e Comunicazione. I ragazzi hanno così avuto modo di apprendere come gestire le informazioni durante le emergenze ma anche come comunicare il proprio punto di vista.

"Ma quant’è bello l’anno 2020? “Anno perfetto” dicevo sempre! Compio i 18 anni, prendo la patente e ci sono i Campionati di danza a luglio... che emozione! Cosa può andare storto? Beh, la vita è imprevedibile, e quando Conte ha annunciato l’Italia “zona rossa”, a noi aquilani è tornato in mente il periodo del terremoto. In questi mesi ho sofferto d’insonnia, ma ora mi sento positiva: voglio pensare di poter tornare a sperare in un graduale ritorno alla normalità". (di Giulia Zaffram, L’Aquila, 17 anni)

"La mia quarantena? Troppo facile dire noiosa. Per me è stata formativa e mi sento addirittura felice di averla vissuta in questo preciso momento, uscendone migliorato. È da quasi due anni che i miei genitori si sono separati e questo mi ha portato a essere più distaccato nell’ambiente casalingo. Questo periodo di reclusione in casa ha fatto sì che potessi riavvicinarmi come prima sia a mia madre che a mia sorella. Ma non solo: ho anche avuto modo di migliorare il mio atteggiamento verso il nuovo compagno di mia madre". (di Jacopo Gallo, Terni, 17 anni)

"Ho pensato molto alla situazione attuale, spesso sottovalutata da noi giovani, e ho capito che sarà difficile per ognuno di noi ritornare nella situazione precedente, a quella “normalità” che adesso ha un retrogusto di nostalgia, perché ormai siamo così abituati a stare distanti fra di noi e a non fidarci l’uno degli altri, che (almeno per un po’) continueremo ad avere paura di stare con le altre persone, conosciute o sconosciute che siano". (di Elettra Taddei, L’Aquila, 15 anni)

"Le mie giornate sono passate quasi tutte uguali: la mattina avevo le videolezioni, quindi mi concentravo su quelle. Inizialmente è stato il caos tra i link da trovare per seguire i prof, la connessione che andava e veniva, il microfono che non funzionava e soprattutto... trovare una stanza libera dove non essere disturbato. Non ho una casa grande, anche mio fratello aveva le videolezioni e mio padre lavorava in smartworking. La mia casa sembrava un alveare dove in ogni cella c’era un’ape laboriosa che lavorava". (di Thomas Picchioni, Terni, 16 anni)

"Come se fossi a scuola, dopo le lezioni della mattina vado a mangiare guardando il telegiornale, dove ripetono ogni giorno che bisogna indossare guanti e mascherine e dicono che anche il numero dei contagi sta iniziando a calare grazie a buona parte della popolazione che rispetta le regole, mentre alcuni ancora continuano a fare come se non fosse un’emergenza mondiale. Secondo me tutti dovremmo fare la nostra parte: per ricostruire le nostre vite bisogna ricostruire una nuova forma di “vita normale”, pian piano, come un puzzle… io penso che l’Italia ce la possa fare!"(di Mia Venturelli, Savignano sul Panaro, 11 anni)

"Sono stati due mesi molto brutti dal mio punto di vista e adesso che ne siamo usciti probabilmente mi sento una persona peggiore di quello che ero prima. Non ho imparato niente ed ho solo molta più ansia di prima. Gli adolescenti sono stati completamente dimenticati, soprattutto quelli che frequentano le superiori ma ancora non devono fare gli esami. Di noi non si parlava mai, eravamo fantasmi e ultimamente siamo i più odiati e quelli che devono stare più attenti." (di Alessandro Luci, Terni, 17 anni)

"Caro diario, finalmente oggi sono uscito con due miei amici, devo dire che è stato davvero strano dato che non mettevo piede fuori dal cortile di casa da circa due mesi. Siamo andati in Panaro, per essere sicuri che non ci fossero troppe persone: il Comune ha rifatto gli argini e sistemato il boschetto tutto intorno ed è diventato davvero bello". (di Davide Biagini, Savignano sul Panaro, 13 anni)

 

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