Interviste
Sub Jewels: trasformare gli “scarti” in gioielli preziosi
Gemma Lonardi è la creatrice di Sub Jewels, un brand di gioielli che esalta l’unicità e l’imprecisione. Un brand che dona una seconda vita a materiali ormai dimenticati ma pieni di storie da raccontare
Gaia Canestri | 20 novembre 2023

Come sei arrivata a creare Sub Jewels?

Ho sempre trovato nella mia famiglia uno stimolo alla creatività, mi hanno sempre incoraggiata. Da piccola disegnavo molto e volevo fare carriera in questo ambito, crescendo le cose sono cambiate e all’università mi sono iscritta ad architettura. Mi sono avvicinata al mondo dei gioielli quasi per casualità quando un professore ci chiese di progettare una collezione: finito il corso non ho più abbandonato i gioielli. Dopo la laurea triennale sono andata a Londra, ed è proprio lì, quando un negozio iniziò a vendere le mie creazioni, che iniziai a pensare che il mio lavoro piaceva davvero a qualcuno e che quella che stava diventando una passione sempre più grande sarebbe potuto diventare un lavoro.

Siamo portati a pensare che dopo l’università si debba diventare ciò per cui si ha studiato, cosa che all’inizio frenava anche me dal seguire il mio desiderio, poi con il Covid le cose sono cambiate: mi sono fermata e all’improvviso è sparita la pressione di dover trovare “un lavoro vero”, ho capito che cambiare strada non vuol dire aver buttato gli anni di studi e mi sono lasciata andare alla mia passione, che ora è il mio lavoro a tutti gli effetti.

 

Che impatto ha l’essere autodidatta sul tuo stile e sulle tue creazioni?

L’artigianato è un ambito ormai saturo, tutto quello che potete pensare è già stato creato. Il fatto di iniziare ad approcciarmi a questo mondo con delle limitazioni tecniche mi ha dato la spinta per creare cose diverse. Ad esempio all’inizio lavoravo con l’alluminio, che non può essere saldato, ed è proprio questo ostacolo che ha fatto sì che mi staccassi dai riferimenti visti nei negozi e mi ha spinta a creare una linea che avesse come punto di forza proprio i miei limiti che ho cercato di trasformare in creatività.

 

Nella collezione “Marea” i veri protagonisti dei tuoi gioielli sono i vetri levigati dal mare e raccolti sulla spiaggia. Come è nata l’idea di questa collezione?

La collezione nasce dal desiderio e dalla necessità di mandare un messaggio attraverso la mia piattaforma e i miei lavori. Ero già impegnata in progetti di pulizia delle spiagge, così ho pensato che sarebbe stato proprio questo lo stimolo per la creazione della nuova collezione. I vetri che ho raccolto con il tempo sono tutti diversi e hanno tutti la loro storia: sono scarti del prodotto umano abbandonati al movimento delle onde, oggetti che sono stati levigati negli anni dal mare, che hanno assunto una nuova forma e si sono impregnati di storia.

Non sono diamanti è vero, ma le risorse del pianeta ormai le conosciamo tutti e credo che sia proprio dare una seconda vita a quello “scarto” trasformandolo in qualcosa di prezioso che lo renda davvero unico.

 

Che impatto ha la natura sulle tue collezioni?

Siamo circondati da riferimenti di gioielli bellissimi ovunque, ormai creare qualcosa di diverso avendo come ispirazione gli stessi gioielli è complicatissimo. Per questo ho sentito il bisogno di ricercare nuovi punti di riferimento, che ho trovato nell’arte e nella natura, la cosa più bella a cui io possa ispirarmi.

 

Cosa diresti a tutti quei ragazzi che hanno paura di inseguire le proprie passioni?

Anche se siete molto bravi in una cosa non è detto che sia quello che dovete fare. Seguite la vostra passione per quanto sembri difficile e fatelo con i vostri tempi. Abbiate il coraggio di rischiare e abbandonare il percorso già tracciato, cambiare strada non è sinonimo di perdita ma di ricerca: probabilmente sarete molto più vicini al trovare la soluzione in quello stato di incertezza che quando camminate su un sentiero dritto e illuminato.

 

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