Attualità
Politica pop e fake news: quando i politici diventano influencer (e viceversa)
C.C. | 7 luglio 2025

Una volta erano i politici a finire in TV. Ora sono su TikTok, Instagram, Twitch. E non solo: parlano come gli influencer, usano meme, fanno reaction e si filmano in diretta mentre cucinano la carbonara. Ma dietro a questa estetica "pop" si nasconde un rischio: quello di diffondere messaggi politici semplificati o addirittura falsi. E di trasformare la politica in un gioco di apparenze.

 

Influencer o leader?

I confini sono sempre più sfumati. Basti pensare a Matteo Salvini, che da anni costruisce la sua immagine online con post ironici, dirette su Facebook e TikTok pieni di slogan. Oppure a Giorgia Meloni, che ha usato Instagram per comunicare direttamente con gli elettori, bypassando i media tradizionali.

Negli Stati Uniti, il caso più eclatante è quello di Donald Trump, che ha fatto della comunicazione sui social il suo principale strumento politico. Durante gli ultimi anni, numerosissime sue affermazioni risultate false sono state smentite da siti di fact-checking. 

 

La disinformazione travestita da intrattenimento

Il problema si aggrava quando questi contenuti "pop" vengono condivisi, remixati e rilanciati da pagine non ufficiali, perdendo qualsiasi contesto. Qualche esempio recente? I video virali di politici o personaggi pubblici famosi in cui si sentono affermare fatti non veri o, addirittura, esprimere concetti razzisti, sessisti... Alla fine, dopo molte indagini e studi tecnici, questi video si dimostrano essere dei deepfake: l’intelligenza artificiale ha generato le loro voci e qualcuno si è divertito a fare il montaggio per far scatenare l'indignazione sui social. I filmati così fanno milioni di visualizzazioni prima di venire rimossi, ma intanto ha già danneggiato l’immagine pubblica e creato confusione tra gli utenti.

 

Anche gli influencer fanno politica (consapevolmente o meno)

Non sono solo i politici a comportarsi da influencer: oggi anche i creator con milioni di follower possono influenzare l’opinione pubblica. Ma spesso lo fanno senza una reale preparazione o responsabilità.

Ad esempio, il creator Andrew Tate (seguito da milioni di giovani sui social) ha diffuso teorie cospirazioniste e messaggi sessisti travestiti da “consigli di vita”. Nonostante i ban da varie piattaforme, continua ad avere grande visibilità. I suoi contenuti sono stati più volte al centro di articoli di fact-checking per le numerose affermazioni false o fuorvianti.

 

Media literacy: la risposta giusta alla politica-spettacolo

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Perché la vera cittadinanza digitale inizia proprio da qui: dalla capacità di non lasciarsi incantare da una diretta in HD, ma di chiedersi sempre… cosa c’è dietro a quel messaggio?


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