Attualità
Allarme caldo e fake news: il clima non è un’opinione
C.C. | 7 luglio 2025

Estate bollente? Non solo per le temperature. Mentre le ondate di calore colpiscono l’Europa, online si diffondono vecchie (e nuove) bufale sul cambiamento climatico. Ma in un’epoca in cui i dati scientifici parlano chiaro, perché c’è ancora chi nega l’evidenza?

 

Le bufale più comuni sul cambiamento climatico

“Fa caldo anche d’inverno, quindi non è colpa del clima.” 

“C’erano le estati torride anche negli anni ’80.” 

“Il riscaldamento globale è solo una scusa per controllarci.” 

Queste frasi, che girano su social e gruppi Telegram, sono veri e propri mantra della disinformazione climatica. Ma sono anche smentite da dati oggettivi e studi scientifici.

 

Negazionisti ben organizzati (e molto social)

I gruppi che negano l’esistenza o la gravità del cambiamento climatico sanno bene come muoversi online. Usano meme accattivanti, video brevi, messaggi semplici e provocatori. Così riescono a raggiungere (e convincere) milioni di utenti, soprattutto giovani. E spesso, chi commenta o condivide, lo fa in buona fede.

 

Social e disinformazione scientifica: una combo pericolosa

Purtroppo, l’algoritmo dei social non premia la verità, ma l’engagement. 

Per questo, contenuti sensazionalistici o controversi vengono spinti più facilmente, anche se sono falsi. La scienza, invece, ha bisogno di tempo, dati, spiegazioni: tutti elementi poco adatti ai tempi rapidi di TikTok o Instagram.

 

Riconoscere una fonte affidabile

Come distinguere un dato reale da una bufala? Inizia da qui:

 

  •  Verifica sempre la fonte (è una testata scientifica, un’università, un ente di ricerca?).
  •  Controlla se la notizia è riportata anche da media autorevoli.
  •  Attenzione ai contenuti anonimi o troppo "semplicistici".

 

La media literacy di Zai.net: anche il clima si può raccontare bene

I laboratori di Zai.net aiutano a sviluppare uno spirito critico anche nel campo dell’ambiente. Perché parlare di cambiamento climatico con consapevolezza è fondamentale: non solo per sapere cosa condividere, ma anche per capire il mondo che ci circonda. E magari, cambiare qualcosa davvero.


 

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