Musica
Pronto a (ri)correre
L'essenziale è visibile agli occhi
A poco più di un mese dall?incredibile successo di Sanremo, Marco Mengoni presenta il suo nuovo album all?Accademia di Brera a Milano
Elena Prati | 16 aprile 2013
Impossibile non notare l?hashtag nel titolo: qual è il tuo rapporto con i social network e perché questa scelta?
Siamo nel 2013, io nasco nel 1988, nell?era della tecnologia. Ho un pubblico molto attento al web e quindi mi unisco alla società che si evolve, scegliendo però un titolo che descrive appieno le sensazioni che sto provando. In realtà, sto correndo già da quattro anni: penso che non avrei potuto scegliere titolo più giusto. Questo non vuol dire che prima non fossi pronto a correre: questa è una reazione, una ripartenza, una resurrezione.

Poco più di un mese fa vincevi Sanremo: cosa ti è rimasto dentro di quella serata?
Sicuramente è stata un?esperienza eccezionale, fantastica, non tanto la vittoria, che è ?solo una statuetta?; la vera vittoria è stata presentarsi a Sanremo e avere il riscontro positivo di un pubblico molto ampio. Cosa mi ha lasciato il Festival? Tanta positività, ma anche la responsabilità di viaggiare alla velocità del progetto che è stato lanciato.

Parliamo di collaborazioni: Fossati.
Diciamo che parlo da fan e da super invidioso: è stato un onore per me conoscerlo dal vivo. È un signore, una persona eccezionale e quando mi ha chiamato per dirmi che aveva un pezzo per me mi sono un po? impaurito. Era grandioso, sono contento di averlo potuto interpretare e di averlo fatto più mio. Avevo paura del feedback di Ivano, che invece è stato molto contento.

Parlando sempre di collaborazioni, come hai vissuto quella con Gianna Nannini, che ha dichiarato che i talent non danno la giusta visibilità alla personalità dei concorrenti?
Il pezzo che mi hanno regalato Gianna e Pacifico mi è piaciuto molto, sicuramente parla di me, anche se non rispecchia appieno la mia personalità. D?altronde, credo che per cantare esattamente chi sei il testo devi scriverlo tu e solo tu.

E tu cosa pensi dei talent?
Beh, io sono quello che sono grazie a un talent e non sono affatto d?accordo con l?affermazione di Gianna, ma non me la prendo più di tanto, ognuno ha la propria opinione. Quello che mi fa arrabbiare e mi fa dire: ?Basta, sono stufo? è sentirmi dare dell?interprete. Io non sono un interprete, io sono un cantante, io scrivo e firmo pezzi miei.

E Cremonini?
Lo invidio da morire, perché Cesare descrive con una frase una fotografia, un istante. È immediato.

Cosa ci dici dei pezzi scritti dagli artisti stranieri?
Secondo me Mark Owen come autore dei Take That era il più forte, probabilmente per un particolare feeling che ho con la sua musica, e quindi mi sono sentito onorato di aver ricevuto un pezzo da lui. È stato però molto difficile fare il mio adattamento in italiano, ma anche grazie ai cambiamenti della co-firma del pezzo (#prontoacorrere ndr) siamo riusciti a creare un?armonia della quale sono orgoglioso. Una curiosità: questo pezzo è nato con dei disegni. Di solito ci metto tantissimo a scrivere un pezzo, perché prima disegno uno storyboard che poi metto in musica.

In che senso disegni prima uno storyboard?
Forse il mio passato scolastico in un istituto d?arte mi ha segnato, ma mi viene sempre molto più facile partire da un?immagine per estrapolarne un senso. E così mi ritrovo la casa piena di disegni.

Ci sarà una versione in inglese o spagnolo dell?album?
Non lo so, lo spero! (ride, molto!)

Almeno ridotta?
Non lo so, ma forse vi conviene chiederlo alla mia casa discografica, non a me!
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