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Guerra in Ucraina: gli altri Stati che temono Putin
A quasi un anno dall'inizio del conflitto in Ucraina, sono diverse le nazioni che temono un destino simile per mano della Russia
Maria Vittoria Di Stefano | 9 gennaio 2023

Dopo dieci mesi di guerra ancora non si è arrivati ad un accordo per cercare di mettere pace tra l'Ucraina e la Russia. Nel 1991 l'Ucraina diventa un paese indipendente, ma la Russia continua a concepirla come parte della propria sfera d'influenza. Dopo la disgregazione dell'Unione Sovietica, infatti, i due paesi mantengono stretti rapporti.

Nel 1994 l'Ucraina aderisce al trattato di non proliferazione nucleare ed in cambio la Russia, gli Stati Uniti e il Regno Unito assicurano l'indipendenza politica del paese con il Memorandum di Budapest. Pertanto, cinque anni dopo, l'Ucraina dismette il proprio arsenale nucleare. Nel 2014 la Russia viene meno all'accordo. Nella regione ucraina della Crimea inizia una serie proteste filorusse che porteranno ad un referendum di facciata con cui Mosca annette la penisola. Altre rivolte scoppiano poi nel Donbass; sarà l'intervento di Francia e Germania ad evitare un'escalation simile.

Il conflitto in Ucraina non coinvolge solo Mosca e Kiev ma anche l'Unione Europea, gli Stati Uniti, la Cina e i paesi confinanti. Ad avere sempre più il timore di una possibile invasione da parte delle forze russe è la Moldavia. Nel marzo 2022, dopo l'incontro tra Putin e il presidente bielorusso Lukashenko, viene diffuso in rete un video che mostra una cartina dell'Europa Orientale e le future mosse militari di Mosca. Uno degli obiettivi è la Transnistria, regione moldava occupata da più di trent'anni da un governo filo-russo. Lo schema per una futura invasione sarebbe molto simile a quello utilizzato nel Donbass.

A  preoccuparsi di una possibile invasione russa non è solo la Moldavia, ma anche la Georgia, uno Stato con il quale Mosca ha relazioni molto tese dal 2008, quando l'esercito di Putin è intervenuto per assicurare l'indipendenza di due regioni filo-russe, l'Ossezia e l'Abcasia. Ma il timore si spinge anche alle repubbliche baltiche, parte della NATO dal 2004. Lo stesso giorno dell'invasione russa in Ucraina i loro governi si sono appellati - insieme ad altre nazioni - all'articolo 4 che ha comportato la convocazione del consiglio Nord Atlantico. Il periodo di tensione spinge la Svezia e la Finlandia a prendere parte alle riunioni - sebbene non siano parte della NATO - soprattutto per via della violazione dello spazio aereo svedese da parte di alcuni jet russi.

Un altro paese che teme una possibile invasione è la Polonia. Quest'ultima fa parte della NATO e qualora la Russia dovesse invaderla in sua difesa interverrebbero tutti gli stati membri dell'Alleanza e il rischio di una guerra nucleare sarebbe concreto. Lo stesso avverrebbe se ad essere invase fossero le repubbliche baltiche.

Una posizione particolare è stata presa dalla Turchia che, pur essendo ai ferri corti con la NATO da un paio di anni ha deciso di chiudere il passaggio alle navi militari nei suoi stretti verso il Mar Nero e di inviare aiuti militari a Kiev. Tuttavia, Ankara non ha imposto sanzioni alla Russia.

L'unica grande potenza ad aver evitato uno schieramento ufficiale in una delle due parti è la Cina. Molti analisti notano in ciò una vicinanza "silenziosa" a Mosca, ma in questo modo Pechino sarebbe colpita da sanzoni salate tanto quanto quelle rivolte alla Russia.

A seguito dell'invasione ucraina appare abbastanza evidente che il piano del presidente russo non è solo quello di contrastare l'allargamento della NATO ad est, ma anche quello di rendere la Russia nuovamente una potenza di primo ordine, così come lo era l'URSS negli anni della Guerra Fredda.

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