Libri
Il segreto nello sguardo
Donne da raccontare, le artiste!
Si può raccontare la propria vita con le stesse abilità e maestria con cui si delinea un ritratto a pastello? Sì, se il segreto sta nello sguardo di Rosalba Carriera e a scrivere è Valentina Casarotto, docente di Storia dell’Arte
Greta Pieropan | 14 marzo 2014
Quando pensiamo a un pittore o artista in generale, spesso associamo la sua figura alle sue opere e, a meno che non siamo degli appassionati, ci limitiamo a studiarne le opere. In realtà spesso queste sono l’espressione ultima di un percorso, oltre che di un contesto storico. E per avere un’idea a tutto tondo, dovremmo conoscere bene l’autore attraverso la biografia, il contesto storico e i carteggi o le memorie, se esistenti. Troppo complicato? No. Estremamente interessante se tutto questo ci viene proposto in forma di romanzo autobiografico, come nel caso del libro di Valentina Casarotto, Il segreto nello sguardo, romanzo sulla vita di Rosalba Carriera (pittrice veneziana, 1675 - 1757).
Il “segreto” del libro è l’unione di più generi: il romanzo storico, il diario scritto dalla protagonista ormai anziana e l’analisi del dipinto. In più punti infatti, l’autrice svela i suoi studi di storia dell’arte ma lo fa con tale maestria da farci immaginare che sia la pittrice stessa a prenderci per mano e spiegarci, con fiera modestia, i dettagli dei suoi dipinti.
In questo senso il titolo è emblematico: il segreto della bellezza delle opere di Rosalba Carriera sta nella cura del dettaglio e nello sguardo dello spettatore che lo ricerca, ma anche nello sguardo della pittrice, che ci ripropone una personalità attraverso i suoi occhi, e nello sguardo del personaggio ritratto. Non è un caso dunque che il romanzo inizi quando la protagonista ha ormai perso la capacità di vedere, e senta dunque il bisogno di ripercorrere i propri ricordi.
La carrellata di personaggi è gestita molto intelligentemente e con estrema naturalezza, come se i dipinti della Carriera prendessero vita e noi fossimo presenti alle conversazioni tenute nello studio della pittrice. Si passa dalla zingara che legge il futuro alla piccola Rosalba, al primo committente importante, al giovanissimo Luigi XV di Francia, e al pittore Watteau. Proprio tra quest’ultimo e la pittrice l’autrice tesse una storia romantica, che lei stessa ammette essere pura fantasia, ma che è una scelta azzeccata per l’economia del romanzo: essendo tutti gli episodi narrati in prima persona, infatti, rischieremmo di perdere alcune sfumature del carattere della protagonista, sempre elogiata per il suo talento, per la modestia e la compostezza, oltre che per la perfetta condotta tenuta nonostante il lavoro così “rischioso” per la reputazione femminile. E invece le incertezze e i dubbi dell’innamorata sul comportamento di lui e la consapevolezza di un sentimento nuovo e offuscato dalla condizione di salute di lui (appena accennata dalla narratrice, eppure così chiara…) la rendono umana e vicina al lettore. Le scene tra i due sono poi delineate con tratti delicati e sfocati, quasi suggeriti, per pudore.
Argute e credibili le conversazioni tra i personaggi, che rivelano la conoscenza delle abitudini e della cultura quotidiana settecentesca; conversazioni utilizzate anche per introdurre nuovi personaggi, situazioni politiche o per narrare imprese di guerra importanti senza finire nel tunnel delle digressioni storiche, e senza rompere la magia di sentirsi parte di un racconto dialogato con una grande artista.
Tra i tanti i punti di forza del libro c’è anche la carrellata di splendidi personaggi femminili, senza diventare un’opera femminista militante: le donne presentate infatti sono le più diverse sia per professione sia per modo di pensare, tutte ritratte con pregi e difetti attraverso lo sguardo (ritorna ancora, il nostro tormentone!) tagliente di Rosalba. Conosciamo così, tra le altre, Luisa Bergalli, poetessa, Marie Sallé, ballerina, Faustina Bordoni, mezzosoprano e diva del bel canto.
Due ulteriori protagoniste sono le città di Parigi e Venezia: dell’una si percepisce lo splendore e contemporaneamente la confusione di una situazione economico-politica instabile, e dell’altra la vitalità intellettuale e l’affetto che la protagonista prova per la città natale. E forse sono questi i momenti in cui autrice e protagonista sembrano coincidere: quando racconta perfettamente e descrive le viuzze percorse da Rosalba per raggiungere la chiesa dove incontrerà il suo primo maestro, o i palazzi dei più alti dignitari che richiedevano un ritratto.
Consigliatissimo dunque a chi ama le protagoniste forti, sfaccettate e ben narrate, e a chi apprezza quel particolare periodo storico e artistico; ma davvero consigliato a chi ha voglia di leggere un romanzo storico ben scritto, composto e preciso, sfumato e idillico come un pastello della nostra Rosalba.
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