Cinema e Teatro
Storie di formazione
Figli si diventa
Interpretato da Giorgio Pasotti, “Mio papà” porta all’attenzione del grande pubblico le problematiche della famiglia moderna e del non scontato rapporto affettivo tra figli e genitori acquisiti. Ne abbiamo parlato con il regista Giulio Base
redazione | 31 dicembre 2014
Il soggetto del film prende spunto da una condizione molto comune, quella dei padri “adottivi”. Quanto è difficile costruire un rapporto genitoriale con figli non naturali?
Posso parlare per esperienza personale: all’inizio il rapporto non è stato facile, ma poi si è trasformato in un’esperienza meravigliosa di amore e di comprensione reciproca diretta, sincera, leale.

Nelle note di regia abbiamo letto che anche Pasotti ha vissuto una storia simile: quanto avete messo di personale, lei come regista, e lui come attore, nel film?
Molto. L’idea di partenza è sua, che ha vissuto l’esperienza di crescere ed amare figli non carnalmente suoi. Stessa cosa vale per me. È evidente che quando si mettono in scena situazioni che sono anche pezzi della propria vita, il film diventa una cosa molto personale, ma ci auguriamo ovviamente che possa toccare i cuori di tutti.

Lorenzo lavora su una piattaforma subacquea: cosa vuole rappresentare il contrasto terraferma acqua?
L’acqua è l’elemento principale, l’elemento in cui si nasce e ci si trasforma, non per niente la parola “mare” è così vicina alla parola “madre”. Non posso svelare troppo del film, ma quella piattaforma isolata nell’acqua del mare, a un certo punto della nostra storia diventa per certi versi “madre”.

Dal punto di vista dei figli: quali sono le difficoltà che si incontrano quando nella vita a due mamma-figlio entra un’altra persona? Come è stato descritto questo nel film?
La vita andrebbe vissuta in maniera fluida, non a schemi. Rapporto a due, arrivo dei figli che trasforma le cose, eccetera, sono un po’ luoghi comuni. A me sembra che se vivessimo tutti un po’ più liberi e con meno recinti la vita di tutti sarebbe più serena. Il nostro protagonista vegetava nel suo recinto di single incallito e playboy; dopo molte resistenze si libera dagli stupidi lacciuoli delle “convenzioni sociali” e diventa padre pur non dal punto di vista anagrafico o genetico. Ma non è quello che conta. Questo diciamo nel film.

Tra padre “adottivo” e figlio si inserisce anche la madre, Claudia: che personaggio è?
Il personaggio di Claudia è LA madre. L’archetipo della madre. La madre ideale.

Lei ha definito quello di Lorenzo “un amore paterno fuorilegge”. Cosa manca al nostro Paese?
Intanto manca il lavoro a troppe persone, soprattutto ai giovani. Tornando al film, credo che andrebbe valutata seriamente dalla nostra legislazione qualche tutela anche per chi i figli li cresce e li supporta per anni e poi magari li perde perché finisce la relazione con l’altro genitore.
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