Cinema e Teatro
20 anni di musical: Beauty and the Beast arriva in Italia!
Chiara Colasanti | 23 dicembre 2014

La Bella e la Bestia è uno di quei cartoni che hanno accompagnato generazioni su generazioni di bambini, diventati ormai adulti... O quasi.
Ne ho avuto conferma quando, al Teatro degli Arcimboldi, il 10 dicembre, assistendo alla prima milanese, ho visto volteggiare davanti ai miei occhi i personaggi che mi hanno accompagnata nei primi anni di vita per tutto il resto della mia esistenza.
Uno spettacolo unico, una scenografia incredibile che rende palesemente reale una fiaba colorata e sonora che lascia il segno.
Non solo uno spettacolo per bambini, ma per tutti, dalle famiglie ai giovani o meno giovani: gli occhi brillano a tutti davanti allo spettacolo degli abitanti del castello incantato che prendono vita e le mani vanno a ritmo senza che si possano tenere ferme.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere sia con Gianmario Longoni, produttore italiano del musical, che con gli attori che interpretano Tockins e Lumière.

- Cosa ci può dire circa questa esperienza e le difficoltà di portare una produzione del genere in Italia?
Questa è una produzione molto particolare nel suo genere perché è stato il primo spettacolo prodotto direttamente da Disney. Disney non ha mai fatto live entertainment direttamente prima del 1994 quando ha fatto debuttare questo spettacolo a Broadway, mostrando anche un po' i muscoli, come deve fare una compagnia di questo tipo quando fa il suo primo passo. Per i vent'anni ha deciso di fare un tour mondiale di questa edizione originale, che davvero tocca i quattro angoli del mondo, che ci deve far riflettere anche sulla nuova percezione del mondo, che dovremmo avere in maniera un po' più chiara, come nel resto del pianeta. Molto spesso in quei luoghi così remoti e lontani da noi è molto più semplice portare una produzione del genere: come ogni grande tradizione che si rispetti, ogni tanto le tradizioni pesano oltre che confortare.
Inoltre questo è uno spettacolo che ha una peculiarità: è stata la prima favola Disney dove non c'è stato un principe azzurro; dove la protagonista fa tutto da sola, si arrangia e ribalta tutto quanto, vedendo le cose in un'altra maniera. È una favola meravigliosa sulla forza dell'amore e su come l'amore può cambiare le altre persone, ma anche su come l'amore per la vita e per il mondo e la capacità di vedere le cose in maniera trasversale. Come la sua anomalia, come lei sia molto più diversa della Bestia: la sua “mostruosità” cambia il mondo attorno a lei. Adesso è attualissimo, normale, ormai: basti pensare alle nuove fiabe Disney, da Rapunzel a Frozen, passando per La Principessa e il Ranocchio, dove non c'è una Bella Addormentata da svegliare un po' scema che non ne fa una giusta: è proprio il contrario. La Disney, come è giusto che sia, si è accorta dei cambiamenti e ha adattato il suo passo all'attualità! Questa cosa qui, per me, è un buon messaggio per tutti, anche per le “non principesse”... per tutti noi, in un momento comunque percepito difficile, con passività: dal nostro sofà facciamo i post su Facebook e ci sentiamo coinvolti.
Per riuscire a portare una produzione come questa in Italia abbiamo lavorato tantissimo: questa produzione viaggia con 10 tir, l'Aida di Zeffirelli è andata a Mosca con 5, solo per dare un parametro. Loro, solo gli americani, sono 74, più tutti i nostri: sono cose difficili, faticose, ma sono le uniche sfide che valga la pena intraprendere!


- Consigli per i giovani che vorrebbero lavorare nel campo, magari anche dietro le quinte?
Eduardo De Filippo diceva che questo non è un mestiere che si insegna, ma un mestiere che si impara ed è proprio così. È un mestiere da girovaghi, da vagabondi, che si fa per passione: i ragazzi studino, naturalmente! Oggi non è come allora: tutta la mia generazione ha iniziato in maniera artigianale per fare qualcos'altro e poi ci si è trovati per passione, ma lo facciano come qualsiasi altro mestiere, senza porsi nessun limite e nessuna indisponibilità all'esperienza. Io ho cominciato piantando dei chiodi nel palcoscenico, facendo i conti e facendo comunicati stampa: la mia generazione parlava inglese e riuscivo a comunicare con gli artisti stranieri, mentre la generazione precedente alla mia parlava solo francese. Questo mestiere è un mestiere che ci si inventa: le basi sono più semplici di quelle della ragioneria, è semplicemente un mestiere in continua evoluzione, dove ci si deve buttare a capofitto, andarsene da casa e lanciarsi in una compagnia.



- Le difficoltà e le soddisfazioni più grandi di interpretare il vostro personaggio?

Tockins: La più grande difficoltà durante lo spettacolo, onestamente è semplice, ma per me è gestire il caldo che sento con il costume addosso! Non è la risposta più interessante, lo so, ma fa davvero caldo! Indosso un costume bello grande (non grande come quello della Bestia, eh!) ma è difficile rimanere presenti sul palco quando stai pensando “Mamma mia: ho bisogno di un ventilatore!”

Lumiére: La mia difficoltà maggiore è gestire le candele: può diventare davvero molto problematico spostarmi, specie dietro le quinte! Devo riuscire ad abituarmi alla cosa, che è completamente nuova per me!

Tockins: Ma direi che la soddisfazione arriva quando senti che lo spettacolo sta funzionando: sai che il pubblico sta apprezzando e tu riesci ad entrare davvero nella parte... tutte le difficoltà spariscono perché sei davvero nella scena... il secondo in cui esci dalla scena hai di nuovo caldo, ma mentre sei là sopra e va tutto come deve andare... ne vale decisamente la pena!

- Consigli per chi vorrebbe fare il vostro stesso lavoro?

Lumiére: Il mio consiglio è quello di uscire là fuori e gettarsi a capofitto in qualsiasi avventura ci si riesca ad inserire! Non solo studiare... certo, imparate a danzare, a cantare, a recitare, studiate tutto quello che potete, ma uscite anche dalla vostra “comfort zone”! Provate qualcosa di nuovo e imparerete cose su voi stessi e sulle vostre capacità che non pensavate di essere in grado di fare... e non potrete che migliorarvi!

Tockins: Semplicemente direi di fare cose! Non siate inattivi... fate qualcosa! Non importa cosa sia; non importa se sembra essere qualcosa di piccolo: è sempre meglio fare quell'esperienza per voi stessi, per essere pronti! Non importa cosa sia: già fare qualcosa è sempre meglio che non fare nulla!

Uno spettacolo unico nel suo genere imperdibile davvero: avete tempo fino al tre gennaio, a Milano, poi il tour riparte in giro per il mondo!

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