Cinema e Teatro
Roma. Alessio Boni al Teatro Eliseo
Anche l’amicizia è un’arte
Può un quadro completamente bianco (ma molto costoso) mettere in crisi un rapporto che lega tre amici da una vita? Ma cos’è poi l’amicizia? È il tema centrale della divertente commedia “Art”
Giulia Iani, 19 anni | 2 dicembre 2011
Messa in scena per la prima volta nel 1994, Art, commedia scritta dalla francese Yasmina Reza, riscuote da sempre grande successo. A portarla sul palco questa volta (dal 20 dicembre al 18 gennaio al Teatro Eliseo di Roma) è Giampiero Solari, che si è avvalso per l’occasione di tre bravissimi attori: Alessandro Haber, Gigio Alberti e Alessio Boni, che ci ha raccontato qualcosa di più sulla commedia.
Chi è Serge, il personaggio che interpreti sul palco?
«Serge è un dermatologo divorziato che sta vivendo un periodo un po’ “no” della sua esistenza, non professionalmente, ma personalmente. Comincia a gironzolare per la città di Parigi perché vorrebbe far parte del jet set della gente che conta. Cerca di entrare in questa élite dell’arte contemporanea che è abbastanza chiusa. Segue un quadro da mesi e poi riesce ad acquistarlo, facendo dei sacrifici enormi perché costa moltissimo, ma la particolarità di questo è che è un quadro bianco, completamente bianco. Allora chiama i suoi migliori amici, che sono Marc (interpretato da Gigio Alberti) e Yvan (interpretato da Alessandro Haber) orgoglioso di far vedere il suo acquisto. Ma uno gli dice immediatamente che è una schifezza, l’altro temporeggia per non offenderlo, ma alla fine gli dirà che è un acquisto idiota. Ma in realtà questo è solo uno spunto, è come stappare una bottiglia di champagne, dove esce fuori tutto quello che c’è dentro, il rancore e la frustrazione. Gli amici sono sinceri, arrivano anche alle mani, ad una lite. E l’argomento principe è proprio questo: in un’amicizia vera è giusto dirsi tutto o per il quieto vivere è meglio dire qualche bugia?».
La commedia dà una risposta a questa domanda?
«No, resta una domanda aperta. Del resto, non si può applicare una regola per tutti allo stesso modo. Come nel rapporto di coppia. Certo, in una bellissima amicizia, si dovrebbe poter dire qualunque cosa senza paura di vedere un muso perché si è detta la verità».
L’amicizia tra uomini e l’amicizia tra donne è così diversa?
«Direi che è molto diversa. Credo che l’amicizia tra le donne sia meno generica e superficiale rispetto a quella tra gli uomini. È qualcosa di più profondo, almeno in generale è così».
Questa commedia dagli anni Novanta ha riscosso moltissimo successo. Qual è secondo te il suo segreto?
«Innanzitutto è scritta molto bene e poi ha un tempo di durata perfetto: un’ora e mezza senza intervallo. Non si tratta di un testo classico di cinque o sei ore indirizzato solo ad un tipo di pubblico. Fa ridere, fa sorridere e al tempo stesso fa pensare. Come succede con le opere di Molière. Poi la cosa straordinaria è che si parli di amicizia - qualcosa di universale, c’è in Afghanistan come in Canada - e che ti faccia pensare sicuramente anche ad una tua amicizia».
Come è stato lavorare con Haber e Alberti?
«Ottimo! Sono dei veri professionisti; sono cresciuto molto con questa esperienza, anche grazie alla regia di Giampiero Solari. Ci ha fatto leggere il testo e dopo una settimana aveva le idee chiare su chi doveva fare cosa. Ti senti protetto quando hai accanto persone così».
Hai qualche aneddoto divertente da raccontarci sulle prove, sul backstage?
«La grande difficoltà di Haber nel memorizzare i testi. Durante la prima dello spettacolo ero più teso per il monologo di Alessandro che per la mia perfomance. Io e Alberti avevamo delle facce preoccupatissime! Ma alla fine ce l’ha fatta alla grande».
Un’ultima domanda… che amico è Alessio Boni?
«Assoluto, totale. Altrimenti non sono un amico».
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