Attualità
Piccole grandi rivoluzioni
Classi debullizzate? Insieme si può
Parte da un gruppo di quattordicenni l’iniziativa contro il bullismo che sta investendo tutta Italia
Arnold Koka | 6 maggio 2016

Con i soliti discorsi né i soliti metodi per combattere uno dei più grandi problemi sociali giovanili, il bullismo. Un modo inusuale che parte non più da docenti, dirigenti o psicologi, ma dai protagonisti stessi del fenomeno, gli studenti. Sono 14 infatti gli alunni dell’istituto tecnico commerciale “Galilei Costa” di Lecce che hanno creato “Ma basta”, acronimo di “Movimento Anti Bullismo Animato da Studenti Adolescenti”, il primo movimento contro il bullismo che parte dal basso, e che sta raccogliendo sempre più adesioni in tutta Italia.

Un movimento che nasce in classe, attraverso la discussione e la consapevolezza maturata proprio in seguito ad una vicenda estrema, quella di una giovane studentessa di Pordenone che, presa di mira dai bulli della sua scuola, aveva tentato il suicidio lo scorso gennaio. Stanchi e decisi a fare la propria parte, gli studenti leccesi hanno sfruttato gli strumenti che usano quotidianamente - internet e in particolare Facebook - e hanno creato una pagina e un sito che sarà accessibile tra poche settimane. Tramite quest’ultimo, come ci dice Giorgio, uno dei ragazzi fondatori, potranno chiedere aiuto non solo le vittime di bullismo, ma anche due importanti categorie, spesso dimenticate dai più: gli “spettatori” e i bulli. I primi rimangono spesso inermi di fronte alle violenze psicofisiche che subiscono i loro compagni, non solo per indifferenza, ma anche perché non sanno concretamente cosa fare: secondo l’Istat sono il 63,3% degli studenti italiani. E poi i bulli stessi, che nonostante la loro effettiva colpevolezza, secondo i ragazzi del movimento, hanno bisogno forse più di tutti di essere aiutati. 

Ma l’intervento e le attività di “Ma basta” non si fermano qui, anzi: si sviluppano in tutta la loro originalità e genuinità in un modo totalmente innovativo di affrontare il problema. Una per tutte: il certificato di “classe debullizzata”, che può essere richiesto al movimento solo se ci sono le firme di tutti gli alunni di una classe. Gli unici a non firmare devono essere categoricamente docenti e dirigenti. «Questo per assicurare non solo autonomia - ci spiega Giorgio - ma anche effettiva sincerità da parte di chi firma, poiché spesso e purtroppo gli insegnanti non sono consapevoli di cosa accade tra gli studenti dentro e fuori le mura scolastiche».

 

Chiamare in prima persona gli alunni per certificare la loro condanna al bullismo può effettivamente essere efficace, dato che psicologi e genitori a volte non riescono a scuotere i meccanismi omertosi tramite i quali i bulli si nascondono: tramite la sottoscrizione esplicita sono le coscienze dei singoli a doverlo fare. «È un modo per mettere in luce le classi e le scuole in cui non ci sono fenomeni di bullismo, in più facciamo capire ai bulli che sono loro ad essere in minoranza, non noi», aggiunge Giorgio. 

 

Partire dal basso per combattere uno dei più gravi problemi giovanili sembra essere finalmente un approccio valido ed efficace, anche perché sono sempre di più le classi e i singoli che seguono e si fanno promotori del movimento. Ultimi in ordine di tempo 110 studenti del napoletano che, contagiati da MaBasta, si sono organizzati come volontari anti-bullismo, e proprio per questo seguiranno un apposito percorso formativo con l’aiuto di esperti, psicologi, e operatori della polizia postale. Il tutto è molto vicino ad una delle prossime iniziative del movimento salentino, cioè l’istituzione di alcuni “Bulliziotti” volontari, che come ci racconta Giorgio «andranno a vigilare sulle classi e sui propri compagni, in modo da evitare la nascita e il perpetuarsi di minacce, stalking o qualsivoglia altra attività riconducibile al bullismo». 

 

Le molteplici attività dei giovani studenti di tutta Italia sul fronte anti-bullismo non possono che indicare una sempre maggiore consapevolezza e voglia di denunciare il fenomeno, anche se ancora non è sufficiente e necessita di maggiore appoggio e comprensione da parte del mondo esterno all’ambiente scolastico. Di certo MaBasta è sintomo chiaro non solo della voglia di cambiare e di intervenire degli studenti di oggi, ma anche dell’effettiva e importante utilità della discussione in classe di temi di attualità, spesso sottovalutata dagli insegnanti e che però, come MaBasta ci insegna, può portare davvero ad attivarsi e a metterci la faccia.  

 
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