Attualità
Bla bla school
Salvo chi legge
“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria!"
Redazione | 2 giugno 2015

Se avete iniziato questo articolo e affrontato questo speciale di Zai.net probabilmente siete già lettori e non dobbiamo certo convincervi che, come afferma la bella frase di Umberto Eco, è meglio avere tante vite di carta che una sola (non sempre avventurosa ed esaltante…). Tuttavia, vogliamo raccontarvi i risultati di un convegno sulla filiera dell’editoria dal titolo “Senza lettura non c’è crescita” che mostra dati allarmanti per il nostro futuro. Oggi il 75% dei giovani fra i 14 e i 29 anni è presente su Facebook, ma solo il 22,9% legge quotidiani e anche il libro non gode di buona salute: il 60% degli italiani non legge nemmeno un libro l’anno. Come emerge da un’elaborazione effettuata dall’AIE su dati Istat relativi ai libri di carta, nel 2014 sono uscite dal mercato della lettura quasi 820mila persone, segnando un trend negativo del -3,4%. Siamo uno dei pochi Paesi europei che vive un fenomeno di analfabetizzazione di ritorno: un dato allarmante è che circa il 70 per cento degli italiani non è dotato del livello minimo di comprensione quando si trova di fronte a un testo complesso. Ora, se la maggior parte della cittadinanza ha difficoltà con una frase che abbia più di una subordinata, capiamo bene che il problema è profondo e non riguarda nemmeno più il mercato editoriale. Questa è la vera emergenza per il nostro Paese. Come può una democrazia come l’Italia avere i cittadini che si informano soltanto con la televisione e, al limite, con Facebook, e che non leggono libri, non leggono giornali e hanno difficoltà a capire una frase che abbia delle subordinate? Alcuni raffronti con gli altri Paesi europei indicano che dove si legge di più il reddito pro-capite è maggiore e la popolazione dichiara come il valore più importante sia il rispetto delle persone. L’uovo di Colombo: la lettura come strumento per lo sviluppo economico e la convivenza civile è la soluzione a portata di mano per chi al Governo deve progettare interventi e misure urgenti per promuoverla. Nella learning society non possiamo certo restare soltanto in balia della velocità delle notizie trovate in rete e del consumismo mediatico autoprodotto sui nostri social, altrimenti
non abbiamo futuro. Pensateci.

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