Ambiente
Stiamo rubando al mare i suoi gioielli
Lo squalo del Mediterraneo a rischio estinzione. Il responsabile è ancora una volta l'uomo
Carlotta Stella | 6 marzo 2020

Gli oceani coprono tre quarti della superficie terrestre, circa  il 71%, cioè 360 700 000 km²  nell’emisfero nord, e 205 900 000 km² nell’emisfero sud, sono la caratteristica principale del nostro pianeta e sono fondamentali per la sopravvivenza.

La Presidente del Global Ocean Forum, Professoressa e Direttrice del Centro Gerard J. Mangone per la Politica Marittima, College of Earth, Ocean and Enviroment (CEOE), dall'Università di Delaware, negli Stati Uniti, afferma che: “Gli oceani sono il punto in cui si uniscono il pianeta, le persone e la prosperità. È di questo che tratta lo sviluppo sostenibile. Riguarda tutti noi in qualità di abitanti della Terra, coinvolti e consapevoli di agire per la nostra responsabilità verso il pianeta, i popoli e gli oceani.”.

Necessitiamo di oceani e mari sani poiché fungono da sistema respiratorio terrestre, assorbono circa il 30% di anidride carbonica mondiale, mentre il fitoplancton marino produce il 50% dell’ossigeno necessario per la sopravvivenza, regolando anche clima e temperatura, adattando diverse forme di vita al pianeta, come afferma l’ONU. 

E proprio le Nazioni Unite sottolineano l'importanza della vita marina attraverso l’obiettivo n° 14 della loro agenda 2030, “La Vita Sott’Acqua”, che è strettamente collegato a ben altri 12 degli obiettivi da portare a termine entro il 2030. L'obiettivo numero 14 è infatti strettamente collegato all'obiettivo numero 1 sulla povertà, così come a quello sulla sicurezza alimentare; quello sulle risorse idriche e igienico-sanitarie; quello sull’energia; quello sulla crescita economica; sulle infrastrutture; sulla riduzione delle disuguaglianze; sulle città e gli insediamenti umani; sul consumo e la produzione sostenibile; sul cambiamento climatico; sulla biodiversità e sulle modalità di sviluppo e partenariato. Questi, insieme, costituiscono dei principi fondamentali di priorità globali per lo sviluppo sostenibile, nonché servono ad integrare gli aspetti economici, sociali e ambientali.

Come riportato nel report del WWF pubblicato in occasione del Shark Awarness Day , “Squali in crisi nel Mediterraneo: misure urgenti per salvarli”, sono più di 86 le specie di squali, razze e chimere minacciate nel Mediterraneo. Peggio ancora: circa il 53% si trova a rischio estinzione. Gli squali,in particolare, sono vittime delle catture accidentali nella pesca d’altura, della pesca diretta e della pressione dell’uomo sulle aree costiere. La causa della loro scomparsa è dovuta quindi all’attività di pesca e, tra tutte le Nazioni che si affacciano sul Mar Mediterraneo, l’Italia è il terzo tra i Paesi responsabili della loro morte. Inoltre, la carne degli squali catturati finisce spesso illegalmente nei nostri piatti: dopo essere ridotta in tranci, viene venduta e scambiata per quella di pesce spada. Questo inganno ha dei gravi rischi per la salute dell’uomo poiché contiene livelli di mercurio molto superiori ai limiti indicati dall’Organizzazione mondiale della sanità. Insieme alla pesca, un altro fattore che mette a rischio squali (e, con loro, razze e chimere) è l’inquinamento marino causato dalle grandi quantità di plastiche e microplastiche che finiscono inevitabilmente nello stomaco di questi poveri animali. Tra queste vi sono, per la maggior parte, articoli di consumo come bottiglie, sacchetti, palloncini, e cosi via, per non tralasciare poi anche gli eventuali rifiuti di vetro, gomma, alluminio, e anche sigarette. Questo tipo di inquinamento dei mari, dovuto essenzialmente alla nostra immondizia, viene anche riconosciuto in tutto il mondo: per colpa nostra il mare e i suoi abitanti sono messi in pericolo, causando loro lesioni, intrappolandoli e facendoli annegare.

Dobbiamo noi quindi impegnarci a non inquinare, rispettando l’ambiente e soprattutto i nostri amici  marini, contribuendo a fare la raccolta differenziata, a buttare i mozziconi di sigaretta negli appositi posacenere, a limitare l’uso della plastica e anche organizzare pulizie delle spiagge. Quindi, tra l'uomo e lo squalo, chi sarà a dover temere l'altro? A voi la risposta.

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