Scuola
Obiettivo lavoro
Siamo tutti più civili!
Chiariamolo subito: il Servizio Civile Nazionale non è un rapporto di lavoro, ma è di sicuro una bella esperienza che, oltre alla persona, può arricchire anche il curriculum
Redazione | 13 novembre 2013
Il servizio civile - ha dichiarato il ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge, introducendo l’ultima Relazione al Parlamento sull'organizzazione, gestione e svolgimento del Servizio Civile - è e deve continuare ad essere “il luogo ed il tempo” per la ricostituzione del tessuto sociale secondo i principi della cittadinanza attiva, che si adopera per contribuire alla tutela del bene e del benessere pubblico. Questa opportunità, in effetti, è un modo, volontario, per difendere la patria, un “dovere” sancito dall'articolo 52 della Costituzione. Solo che la difesa, in questo caso, non è riferita al territorio dello Stato e ai suoi confini, ma, appunto, alla condivisione di valori comuni e fondanti l'ordinamento democratico, come si legge nel sito ufficiale dell’Ufficio di riferimento.
Dal 2001 al 2011 hanno partecipato al Servizio Civile Nazionale quasi 320mila giovani, svolgendo quest’esperienza nei settori dell’assistenza, protezione civile, ambiente, patrimonio artistico e culturale, educazione e promozione culturale. Per i giovani è un’opportunità quindi di dedicare un anno della propria vita a favore di un impegno solidaristico, ma si rivela anche un’esperienza spendibile anche nel corso della vita lavorativa, come ci conferma Anna Doris Genesin, funzionaria responsabile del Servizio Civile della Regione Liguria: «Non è un contratto di lavoro, ma può fare curriculum - spiega - I ragazzi possono inserirvi anche questa esperienza e farla valere ai fini del punteggio per i concorsi pubblici. Non solo. Sperimentano attività in ambienti nuovi, dove possono crearsi sponde relazionali molto utili in un momento difficile come questo. In Liguria, ad esempio, la realtà che ovviamente conosco meglio, posso dire con certezza che gli enti coinvolti sono molto seri e attenti a proporre ai giovani attività di livello». E queste esperienze si sono a volte trasformate direttamente in rapporti di lavoro. «Specie in passato, il Terzo settore, quando aveva bisogno di professionalità, usava spesso “pescare” dai ragazzi che aveva già avuto modo di conoscere con il Servizio». Ma come si può accedere al Servizio Civile Nazionale? Innanzitutto bisogna avere almeno 18 anni e non averne compiuti ancora 29. Poi, dopo aver verificato le varie possibilità, occorre presentare una domanda (una soltanto) presso l’ente promotore del progetto che interessa. Quest’anno il termine ultimo per presentare le domande è stato il 4 novembre. Per adesso le date sono variabili, ma si sta cercando di portarle a regime, sia per quanto riguarda la programmazione degli enti che per i ragazzi, ma non è cosa semplice.
Il Servizio Civile impegna per dodici mesi (30 ore alla settimana, distribuite in modo diverso a seconda del progetto). Il trattamento economico previsto è di 433,33 euro mensili. Una volta era anche possibile avere rimborsi di altro tipo, come per il vitto o per i trasporti, ma ora restano a carico degli enti che eventualmente volessero provvedervi. Il volontario ha quindi una serie di diritti e di doveri, stabiliti da apposite circolari, consultabili sul sito www.serviziocivile.gov.it.
A chi consigliare un’esperienza di questo tipo? «Sicuramente - risponde Doris Genesin - non è un’attività che può svolgersi part time, perciò chi studia all’università rischia di non riuscire a restare in pari con gli esami. Potrebbe essere una buona occasione, invece, per un neolaureato in stand-by che si guarda ancora un po’ attorno o per un neodiplomato che non vuole subito iniziare l’università perché magari non ha ancora deciso quale facoltà scegliere, per tutti i giovani attualmente non occupati e per chi ha necessità di espletare un tirocinio in settori particolari e, in generale, per chiunque desideri dedicare dodici mesi del proprio tempo a servizio degli altri.
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