Mondo
Iran, a che punto sono le proteste contro il regime
Per tentare di arginare tali reazioni e distrarre dalle violenze in atto, il regime di Khamenei ha diffuso promesse di apertura riguardo all’abolizione della polizia morale, al maggior coinvolgimento delle donne in politica e ad una revisione delle norme che regolano l’obbligo dell’hijab
Viola Tulumello | 9 gennaio 2023

Le proteste in corso nello stato dell’Iran hanno avuto inizio nella città di Teheran il 16 settembre 2022, come reazione all’uccisione della ventiduenne Mahsa Amini, arrestata precedentemente dalla polizia morale iraniana per non aver indossato correttamente l’hijab.

Cosa sta succedendo in Iran

Le manifestazioni si sono presto estese in diverse province e sono ancora oggi in atto e chiedono il rovesciamento della repubblica islamica e maggiori diritti per le donne. A fronte di tali proteste il regime iraniano ha attuato una cruenta repressione attraverso arresti e, soprattutto, con l’esecuzione di condanne a morte di molti manifestanti. Inoltre, la mancanza in Iran di una reale separazione tra potere esecutivo e potere giudiziario, fa sì che i tribunali agiscano sotto l’influenza diretta delle forze di sicurezza e del leader supremo Khamenei, riuscendo ad estorcere spesso false confessioni.

La repressione

Risale proprio allo scorso 6 gennaio la condanna a morte di due giovani, 22 e 26 anni, accusati di aver assassinato un membro delle forze di sicurezza di Theran. A partire dal 19 settembre è stato bloccato l’accesso ai servizi internet e alla rete telefonica per cercare di tenere, per quanto possibile, nascosta la situazione alla popolazione mondiale. Ma le notizie e le immagini sono state diffuse suscitando la reazione della comunità internazionale che ha manifestato sdegno per quanto sta avvenendo e chiede sanzioni nei confronti del regime iraniano.

Le promesse del regime

Per tentare di arginare tali reazioni e distrarre dalle violenze in atto, il regime di Khamenei ha diffuso promesse di apertura riguardo all’abolizione della polizia morale, al maggior coinvolgimento delle donne in politica e ad una revisione delle norme che regolano l’obbligo dell’hijab. Dichiarazioni che, tuttavia, rimangono incompiute e alle quali, invece, si contrappone un inasprimento della repressione: in questo senso va letta la nomina del nuovo capo della polizia iraniana, noto per la sua particolare ferocia nella violazione dei diritti umani e già sanzionato dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea.

Commenti