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Il linguaggio dei media è sessista?
Il ruolo della stampa nella diffusione di pregiudizi di genere
Eva Barca | 5 ottobre 2020

Il rapporto tra linguaggio, media e parità di genere è molto complesso. Ne abbiamo parlato con Tiziana Barrucci, giornalista responsabile dei corsi di formazione dell’Associazione Stampa Romana, che dà molto spazio al tema della discriminazione di qualunque tipo durante i suoi corsi.

 

Come è affrontato il tema del linguaggio nell’ambito giornalistico? Pensa venga fatta attenzione a non inciampare in stereotipi di genere?

Il sistema dell’informazione ha un ruolo fondamentale nella formazione dell’opinione pubblica, tuttavia nell’epoca dei social media è molto difficile gestire e selezionare fonti ufficiali e non. Secondo me l’attenzione va crescendo, ma noto nella mia generazione - a differenza delle più giovani- alcuni pregiudizi e opinioni difficili da scardinare.

Cosa pensa dell’utilizzo della forma grammaticale femminile per molte figure professionali?

Sebbene inizialmente anche io fossi scettica al riguardo, mi sono resa conto che con l’abitudine all’utilizzo di una determinata espressione ci si abitua anche all’esistenza della rispettiva figura e quindi credo fortemente che utilizzando la versione femminile dei nomi di figure professionali, la presenza di donne in cariche, che finora sono state sempre occupate da uomini, non sembrerà più una novità.

A suo parere, nella cronaca di casi di femminicidio, la stampa compie degli errori, diffondendo un’immagine sessista e stereotipata delle donne vittime di violenza ed una addolcita degli uomini artefici?

Non intendo generalizzare ma nella maggior parte dei casi sì. Inizierei da una serie di accostamenti lessicali sbagliati, ossimorici, come ‘amore omicida’, che inculcano un’idea sbagliata di quello che è un assassinio; se si ama una persona, non la si uccide. Non è tollerabile che nel 2020 venga diffusa un’informazione simile. Allo stesso modo, accostare ad articoli di questo tipo immagini della coppia in un momento felice mi sembra ugualmente grave e per nulla rispettoso nei confronti della vittima.

Altro fenomeno molto comune è il misgendering. Secondo lei perché i giornalisti hanno ancora tante difficoltà a maneggiare le notizie dell’universo della transessualità?

Sinceramente penso che questi errori - quando involontari - derivino da una non conoscenza dell’argomento, rendendo ancora più grave la diffusione di dati offensivi e superficiali. Probabilmente la formazione al riguardo non è ancora sufficiente, ma non penso comunque sia una giustificazione e me ne dispiaccio, anche a nome della categoria.

Cosa raccomanda e consiglia per un’informazione più corretta?

Innanzitutto raccomanderei una continua e costante formazione, così come una sensibilità all’approfondimento. Poi di non lasciarsi trasportare dalla competizione, soprattutto con i non professionisti dell’informazione, e di dedicare il giusto tempo di riflessione alla scrittura ed esposizione di una notizia.

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