Interviste
Marco Il Giallino: "Professori, sconvolgete i vostri studenti”
Marco Il Giallino ci racconta come rendere le materie scientifiche avvincenti sui social e in classe
Alessio Sanesi | 2 ottobre 2023

Ricercatore all’Università Sant’Anna di Pisa, conduttore, cantante, divulgatore, “libero pensatore direzione iperuranio” come si descrive lui sui social, Marco Martinelli è conosciuto come @marcoilgiallino sui social. Con lui abbiamo parlato di come viene comunicata la scienza, e in particolare la chimica, su Tik Tok e Instagram.

 

Tik Tok viene spesso considerato un social per una generazione di stupidi. Tu dimostri che lo si può riempire anche di contenuti positivi. Come smentire questo stereotipo?

Non penso abbia senso chiederselo perché qualsiasi social può essere utilizzato bene o male, persino Only Fans! L’origine del male non è la piattaforma ma l’utente. Quello che si potrebbe fare è educare di più le persone che lo utilizzano ma di base Tik Tok permette di fare cose positive. Con gli altri divulgatori riempiamo di contenuti scientifici Tik Tok allo stesso modo di balletti o contenuti più leggeri. Non penso che il proibizionismo possa essere la soluzione, ma l’educazione.

 

Come riesci a trasformare la scienza in una materia divertente e rapida da spiegare e comprendere?

Solitamente faccio video più lunghi di un minuto e mezzo (la durata del reel) perché i social mi consentono di postare anche video un po’ più lunghi. Comunque bisogna sempre considerare che i contenuti Tik Tok non sono mai esaustivi: possono lanciare una curiosità e rimandare a un approfondimento. La vedo come una piattaforma per entusiasmare e fare intrattenimento ma devono poi atterrare su qualcos’altro, una lezione o un video Youtube.

 

A scuola le materie scientifiche risultano spesso ostiche e complicate. Che consigli daresti a un professore per rendere più accattivanti le scienze?

Ho fatto qualche supplenza in passato e mi rendo conto della complessità di questo lavoro. Il mio consiglio è quello di cercare di essere un po’ sconvolgente, usare un lessico un po’ colorato e cercare di far divertire dicendo cose inusuali. Questo è un ottimo modo per richiamare l’attenzione su argomenti difficili, noiosi o astratti. Se faccio scoppiare un preservativo in classe usando gli oli essenziali del limone per dimostrare che il simile scioglie il simile per il principio di solubilità, sicuramente attiro l’attenzione e riesco a far passare il concetto. Il consiglio è quello di impressionare.

 

Quindi fare tanti esperimenti e pratica?

Dipende dalle persone: c’è chi ha un’intelligenza più astratta, chi più emotiva e chi più pratica o geometrica. Un buon modo per imparare è integrare metodi diversi. Personalmente sono molto teorico ma cerco sempre di integrare: non basta leggere un libro, fare un esperimento o guardare un video per essere padrone della materia.

 

Si dice che Einstein non fosse bravissimo in matematica. È capitato anche a te di avere lacune in materie base?

Talvolta i plusdotati come Einstain hanno bisogno di un programma differenziato allo stesso modo di chi ha problematiche di comprensione o di attenzione. Ognuno ha le sue peculiarità e non bisogna fermarsi al risultato scolastico. Però posso dire che è la passione a fare la differenza: fate quello che vi piace anche se non siete sicuri di esserne capaci. Margherita Hack era iscritta a lettere ma era appassionata di stelle… solo Zai.net quando ha scelto di dedicarsi veramente a ciò che la appassionava ha ottenuto i risultati che tutti conosciamo.

 

Perché il nickname Il Giallino?

È stata una cosa casuale. Mia madre non sapeva di che sesso fossi quando era incinta e quindi comprò solo cose gialle, da sempre il mio colore preferito. Poi ho scelto questo nickname sui social e ad X Factor Arisa mi chiamava sempre così e alla fine me lo sono tenuto.

 

Come reagisce il mondo dell’università e della ricerca alla tua presenza sui social?

La Scuola Superiore Sant’Anna è un’università piccola, dove c’è un ambiente familiare in cui sono riuscito a farmi conoscere e a far apprezzare le potenzialità del social senza pregiudizi. Ne approfitto per dire che la Sant’Anna è un’università pubblica di eccellenza, che offre una didattica supplementare e tantissime occasioni, pagando affitti ed esperienze all’estero che le migliori private non riescono ad offrire. Ai ragazzi che mi leggono consiglio di iniziare a conoscerla e provare i test di ammissioni perché è veramente un’eccellenza pubblica di cui dobbiamo essere orgogliosi. 

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