Attualità
Alezio, la necropoli e le olive
La scoperta archeologica che rivela il mito delle olive... pugliesi!
Martina Busi | 19 gennaio 2021

L'Italia è un Paese straordinario non solo per tutte le bellezze che espone fieramente alla luce del sole, ma anche per il potenziale - letteralmente sotterraneo - che ancora deve mostrarci. Tra queste, le meraviglie di Alezio: la prima campagna di ricerche archeologiche effettuata nella Necropoli messapica di Monte d’Elia ad Alezio (provincia di Lecce, Puglia), condotta dall’Università del Salento, porta alla luce interessanti reperti risalenti al 320-250 a.C.

I messapi

I Messapi erano una tribù ipigia, antica popolazione indoeuropea proveniente dall’Illiria, che era situata in una buona parte dell’attuale Salento; oltre ai Massapi erano presenti i Peucezi e i Dauni, rispettivamente stanziati nel centro e nel nord della Puglia.

I reperti

In questa Necropoli, la quale presenta su un lato il mare e sull’altro un insediamento messapico, sono stati rinvenuti i resti di almeno 12 individui e oggetti appartenenti a corredo: una lucerna, un piatto, una trozzella (tipico vaso messapico), due pesi da telaio e un puntale di giavellotto. Questi oggetti servivano per identificare il defunto, solitamente le donne avevano le trozzelle e gli uomini delle armi, ma anche per indicare il rango e il ruolo ricoperto in vita. Il rinvenimento più importante è però sicuramente quello della tomba di un bambino, sepolto in un piccolo sarcofago, con degli oggetti: un bicchiere per il vino (skyphos), una piccola anfora, un sonaglio, un astragalo e uno strigile. Questo ultimo oggetto, in metallo e ricurvo utile per detergere il corpo, era spesso utilizzato dagli atleti e quindi potrebbe indicare il mancato raggiungimento dell’età adulta. Intorno alle tombe sono stati trovati elementi di ornamento personale come anelli e spille.

Le olive nel mito

“Un dato di straordinario rilievo è rappresentato dal rinvenimento di olive, quali offerte alimentari destinate ad accompagnare il viaggio nell’Aldilà.” Secondo vari miti le olive servono per espiare i peccati, allontanare l’energia negativa e, credendo nella resurrezione, per la creazione di una dimensione spirituale per l’anima; quindi ecco dei possibili esempi per spiegare l’utilizzo di questi elementi. Sappiamo anche che i Messapi adoravano le stesse divinità romane, in particolare Cerere e Core (rispettivamente in Grecia: Demetra e Persefone), come dimostrato dal ritrovamento di riti sacrificali con maiali e melograno, entrambi elementi legati alle due divinità; quindi la presenza di olive potrebbe essere spiegata secondo un mito che unisce le olive alla Luna: il dio Olivo accompagna le anime, verso la morte, con il desiderio di rinascita e resurrezione; la dea Ecate, legata profondamente alla Luna, aiuta queste a passare nell’ombra; infine le anime passano attraverso il regno di Ade, gli Inferi, per poi rigenerarsi.

Le ricerche continuano

In questi giorni sono stati avviati il restauro e lo studio dei reperti che procederanno parallelamente con l’elaborazione della documentazione di scavo. Inoltre, in accordo con la Soprintendenza Archeologica, potrà essere programmata una nuova campagna di ricerche, ovviamente sul campo, a partire dalla prossima primavera.

 

 

 

 

 

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