Interviste
La pornografia copre il silenzio degli adulti
La sessuologa: “È un mezzo per eccitare, non per educare. Viceversa, bisognerebbe educare alla pornografia e spiegare ai giovani cosa stanno guardando”
Simone Leporati | 6 settembre 2023

Abbiamo parlato di sessualità e pornografia con la dottoressa Giulia Marchesi, conosciuta sui social come @se4sexeducation, psicologa che realizza webinar su consenso ed educazione sessuale ed affettiva parlandone anche su Instagram, dove conta oltre 14mila followers.

 

Partiamo dall’attualità: abbiamo deciso di dedicare questo numero di Zainet al tema della pornografia perché siamo rimasti colpiti dalla frase di uno degli stupratori di Palermo che, in riferimento all’aggressione, ha detto: “Una cosa così solo nei porno l’ho vista”. Qual è la responsabilità della pornografia nei confronti di un approccio violento del sesso? La pornografia trasmette l’immagine del sesso senza consenso?

Ciò che è successo a Palermo e a Caivano o in altre occasioni altrettanto gravi dipende esclusivamente dall’assenza di educazione sessuale, affettiva e digitale. È vero, la pornografia racconta solo la sessualità performativa, in cui spesso c’è violenza nei confronti del genere femminile, che viene umiliato e oggettificato; il consenso non viene esplicitato e la donna è sottoposta a pratiche per il piacere dell’uomo. Questo crea un’errata percezione dei ruoli nella sessualità e porta a vedere la donna come un mezzo per il piacere maschile. Ma non significa che la visione di materiale pornografico porti ad assumere atteggiamenti violenti.

 

Quindi la pornografia non è da condannare?

Se dessimo le colpe al porno per le violenze significherebbe sminuire e decolpevolizzarsi. La pornografia è un mezzo per eccitare, non per educare. È però fondamentale educare alla pornografia e spiegare ai giovani cosa stanno guardando. I video hard non possono insegnare il rispetto, l’affettività e le relazioni e questo va fatto capire ai giovani.

 

In che modo la pornografia influenza la crescita personale dell’individuo? È dannoso quello che un giovane può apprendere dai porno?

La pornografia influenza la crescita dell’individuo perché porta i giovani e le giovani a leggerla e viverla in quel modo. Ed è vero, c’è un’immagine falsata a cui i giovani attingono. Però il porno è dannoso se non si hanno strumenti, capacità emotive e cognitive per interpretare quello che si vede, soprattutto se non si è pronti a quello che si va a vedere. Il porno è finzione, non prevede emozioni, non parla di consenso né di protezioni. In questo senso può essere dannoso perché insegna poco su questi aspetti. Bisogna chiedersi che strumenti ha la persona che li guarda, per quanto tempo e in che modo. Sono parametri fondamentali per valutarne la dannosità.

 

È vero che può abbassare l’autostima?

Vengono proposti modelli irraggiungibili e sempre performanti. Non è sufficiente pensare che la pornografia azzeri l’autostima. Bisogna valutare altri aspetti, mi sembra sminuente.

 

A cosa attribuisce il precoce avvicinamento al porno da parte dei ragazzi?

Considerando che secondo alcune stime la maggior parte degli individui comincia a 11 anni. La pornografia copre un gap: non si parla mai di sesso con gli adulti ma i giovani hanno diritto di capire come funziona. Durante la pubertà i giovani e le giovani scoprono il proprio corpo quindi è normale che ci sia una curiosità nei confronti della sessualità. Il porno colma un vuoto comunicativo perché permette di esplorare fantasie che si ha voglia di capire o scoprire meglio e mostra quello che accade in un rapporto sessuale. La precocità dipende principalmente dal fatto che ora tutti possono fruirne in modo anonimo e gratuito: c’è una bella differenza rispetto al dover andare fisicamente dal giornalaio e spendere dei soldi per acquistare giornali pornografici. Ora questo muro non c’è più quindi si ha modo di usufruirne senza mettersi in prima linea, anche da bambini.

 

Da anni si dibatte sull’ingresso o meno dell’educazione sessuale nelle scuole. È vero che la pornografia si sta sostituendo all’educazione sessuale? Quali sono i rischi?

L’educazione sessuale e affettiva deve partire in famiglia. Si parla spesso della scuola ma è in casa che bisogna iniziare. I genitori hanno un rapporto di fiducia e di conversazione con i propri f igli e potrebbe essere utile sfruttarlo anche per spiegare come fruire della pornografia. Invece, essendo assente, la pornografia diventa per i giovani un’educazione sessuale.

 

Persino Rocco Siffredi si è fatto portavoce della chiusura ai minori dei siti porno. Che ne pensa?

Io non sono favorevole al vietare le cose, soprattutto perché più una cosa è vietata più porta alla curiosità. Stiamo parlando di una generazione digitale che sa aggirare limiti e filtri. Per questo è fondamentale parlarne a casa, capire cosa stanno vedendo i propri figli, quali contenuti trovano online, fare un’educazione digitale insieme a quella sessuale. Dare un device a un bambino è come dare una macchina a chi non ha la patente e bisognerebbe insegnare a utilizzarli in maniera responsabile e consapevole, capendo chi c’è dietro un prof ilo e come vengono fornite le informazioni. Se insegniamo ai ragazzi a utilizzare i device, non serve vietarla

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