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Covid e violenza domestica: la "Pandemia ombra"
Tra marzo e ottobre 2020, la quantità di telefonate valide al 1522, numero verde per sostenere ed aiutare le vittime di violenza di genere e stalking, è notevolmente aumentata. Le chiamate rispetto allo stesso periodo del 2019 sono incrementate del 71,7%, passando da 13.424 a 23.071
Giulia Dainese | 27 April 2021

In termini di violenza di genere, la violenza domestica è la forma statisticamente più rilevante. Essa non è caratterizzata da episodi saltuari, ma da cicli di aggressioni che diventano progressivamente più gravi, sfociando in una combinazione di conseguenze fisiche e psicologiche. Tra quelle più frequentemente riscontrate, vi sono attacchi di panico, sviluppo di disturbi del sonno o dell’alimentazione, depressione, autolesionismo e idee di suicidio.

Pandemia ombra

Sin dall’inizio dell’emergenza epidemiologica, sono state evidenti le ripercussioni che le misure di contenimento adottate hanno avuto sulla violenza di genere, soprattutto tra le mura domestiche: tra marzo e ottobre 2020, la quantità di telefonate valide al 1522, numero verde per sostenere ed aiutare le vittime di violenza di genere e stalking, è notevolmente aumentata. Le chiamate rispetto allo stesso periodo del 2019 sono incrementate del 71,7%, passando da 13.424 a 23.071. In egual modo, si è verificato un aumento delle chiamate richiedenti informazioni sulla tipologia di servizi offerti. Diversamente da quanto si possa pensare, non è un dato da sottovalutare, in quanto in molti casi la vittima non si espone alla prima chiamata, e non sentendosi ancora a proprio agio, si limita ad informarsi. Anche l’indagine pubblicata da CEPOL nel luglio 2020 ha constatato il medesimo risultato, e le Nazioni Unite sono giunte a sottolinearne lo sconvolgente impatto, definendo il fenomeno come “pandemia ombra”.

Signal For Help

L’isolamento finalizzato al contenimento di casi da Covid-19 infatti, ha costretto le vittime di violenza domestica a confrontarsi con il proprio carnefice ogni giorno, per lunghi mesi, e a condividere prolungatamente gli spazi abitativi con lui. Bisogna inoltre considerare quanto le vittime di violenza domestica siano state private dei loro momenti di “libertà”, legati a esigenze lavorative o impegni quotidiani. Oltre ad aver aggravato le situazioni di violenza preesistenti, l’emergenza sanitaria ha purtroppo ridotto la possibilità di formulare richieste di aiuto, a causa della mancanza di privacy per la vittima. Essendo consapevoli di questa ulteriore difficoltà, nell’aprile 2020 la Canadian Women’s Foundation ha diffuso il “Signal For Help”, che consente di comunicare discretamente e silenziosamente una richiesta di aiuto.  Il segnale consiste nel tenere inizialmente una mano aperta con il pollice piegato nel palmo, e in un secondo momento nel piegare le altre dita verso il basso, intrappolando simbolicamente il pollice tra le dita. È stato intenzionalmente pensato come un gesto dinamico, per depistare i sospetti dell’eventuale autore di violenza che conseguirebbero ad un gesto statico.

Misure e iniziative

Considerando inoltre che tale fenomeno presuppone anche una condizione di isolamento preesistente della vittima, che spesso recide i contatti esterni, il lockdown e la perdita di indipendenza economica hanno fortemente contribuito ad aggravarlo. Il 26 marzo 2020, la Commissione Parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, ha approvato il documento sulle “Misure per rispondere alle problematiche delle donne vittime di violenza, dei centri antiviolenza, delle case rifugio e degli sportelli antiviolenza e anti-tratta nella situazione di emergenza epidemiologica da Covid-19”. La Commissione ammetteva che la situazione della violenza di genere contro le donne stesse aggravando ulteriormente e per questo motivo richiedeva che il Parlamento e il Governo provvedessero misure socio-economiche aggiuntive, oltre che il miglioramento delle procedure di sostegno ed accoglienza. La Conferenza delle Regioni ha formulato nelle settimane successive un documento aggiuntivo con i provvedimenti proposti: si parlava di prevedere la possibilità di un inserimento immediato in una casa rifugio o in strutture simili, previo tampone, e di incentivare l’allontanamento del carnefice dalla casa familiare e non viceversa. In ogni caso, l’azione dei centri anti violenza non si è mai fermata: nel periodo dell’emergenza sanitaria, essi hanno continuato a lavorare, prevalentemente da remoto, rimanendo accessibili solo in casi particolari. Come possiamo dunque constatare, purtroppo il fenomeno di violenza di genere domestica è ancora ampiamente diffuso.

 

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