Attualità
Elezioni 2022: pagelle di una campagna elettorale social
Destra, sinistra, centro... tutti stanno facendo propaganda sui social, ma riescono ad attirare l'attenzione (e il voto) dei giovani?
Alex Lung | 6 September 2022

In un mondo ormai dominato dai social è inevitabile che anche la politica ne sia coinvolta, soprattutto in un periodo caldo come quello della campagna elettorale in vista del 25 settembre. Tutti i partiti, nessuno escluso, stanno invadendo soprattutto Facebook e Instagram (ma non solo) con post, presentazioni di candidati e risposte a tweet e simili. Tutto ciò con metodi e fondi diversi, che vanno a rispecchiare la linea del partito in questione, ma ciò che è evidente - soprattutto sui social "più giovani" come TikTok - è che il principale target sono i giovani.

I promossi

Secondo quanto presentato da Wired, il centrodestra è il polo politico che va a spendere maggiormente sui social. La sola Lega ha destinato 80mila euro della sua campagna per sponsorizzare post su Facebook e Instagram, divisi tra le pagine ufficiali e il profilo del leader Matteo Salvini. Una pubblicazione sponsorizzata entra a far parte di quelle inserzioni, a volte fastidiose, che volenti o nolenti ritroviamo nel feed dei nostri social. Quasi 30mila euro invece sono stati spesi da Fratelli d'Italia, che a differenza dei leghisti ha puntato meno sull'account della leader, e più sulle pagine "istituzionali".

Per quanto riguarda la tipologia di contenuti, Matteo Salvini si conferma il re delle dirette Instagram, nelle quali si mostra quasi più come un influencer che come un politico. Questo certamente non basta a guadagnare il voto dei giovani, ma è innegabile che un 18enne si possa sentire solitamente più vicino a un forte utilizzatore dei social che a un grigio burocrate di partito. La Lega riesce a semplificare i discorsi politici, presentando le sue proposte sottoforma di frasi brevi e slogan. Insomma, tutto ciò che rende funzionale un post social. Discorso simile vale per Meloni, che con toni accesi e la auto-consapevolezza di poter diventare un meme (come nel tweet con i meloni e col tormentone "Io sono Giorgia"), riesce a presentarsi al pubblico in maniera immediata e dinamica. Degno di nota è il modo in cui la leader di Fratelli d'Italia è riuscita a far sua una situazione "scomoda", ovvero quella dell'incursione sul palco di un ragazzo gay durante un suo comizio a Cagliari. Meloni ha pubblicamente ringraziato il giovane sui social per il confronto, e ha reso ciò un'occasione per ribadire le sue posizioni sui diritti LGBT. In poche parole, Meloni e Salvini "sanno" stare sui social, o comunque sono consapevoli di come sopravviverci

I bocciati

Sicuramente da un mangiatore di social come Matteo Renzi ci si aspettava qualcosa di più. Non solo il terzo polo Azione-Italia Viva ha speso relativamente poco per i social, ma raramente si riesce a incappare in un contenuto interessante e accattivante. Si tratta di post molto (troppo) tradizionali: quello con più visualizzazioni vede semplicemente Calenda spiegare il programma. I dati parlano chiaro: come dichiara Wired, il 61% di coloro che entrano a contatto con le pubblicazioni di Azione-Italia Viva hanno più di 55 anni

I rimandati

Anche il Partito Democratico di Enrico Letta ha scelto di non risparmiare per quanto riguarda la campagna social. Ben 35mila euro sono stati destinati a questo fine, anche se con frutti più limitati rispetto agli avversari a destra. Almeno nelle prime settimane di propaganda elettorale, il PD ha invaso i social postando delle grafiche che contrappongono i presunti progetti del centrodestra (rendere più difficile l'aborto, anti-europeismo, discriminazioni...) a quelli del centrosinistra (diritti delle donne, UE ed atlantismo e diritti). L'obiettivo non poteva che essere la semplificazione del discorso politico già portata avanti da anni da Salvini, ma il risultato è l'ilarità e l'ironia di coloro che dovrebbero essere il target di elettori del PD. Andando a screditare la posizione degli avversari, viene data paradossalmente maggiore visibilità ad essa (nel bene e nel male), piuttosto che alle proposte di Letta. In altre parole, non viene dato sufficiente spazio ai contenuti della campagna dem. Unico lato positivo è probabilmente la proliferazione di meme con la stessa grafica (pancetta vs guanciale è stata persino ricondivisa dal leader), che vanno comunque a coinvolgere i giovani utenti social, riuscendo nell'intento di far parlare del PD. Alla fine, la pubblicità negativa è pur sempre pubblicità. Tuttavia, se l'obiettivo era quello di convincere gli abitanti dei social sulle proposte del centrosinistra, siamo difronte a un fallimento, in quanto sono passate in secondo piano

Nonostante Forza Italia abbia speso cifre ben meno astronomiche (intorno agli 8.500 euro), è riuscita in parte nell'intento. L'approdo del quasi 86enne Berlusconi su una piattaforma giovanile come TikTok, ha fatto parlare di sé e della sua creatura politica per giorni proprio in quanto "corpi estranei", suscitando l'ilarità, ma anche e soprattutto l'attenzione, di utenti e media tradizionali. Tutto ciò, inoltre, a costo zero, in quanto il social più amato dalla gen X non permette di sponsorizzare contenuti. Difficilmente un 18enne per la prima volta alle urne conoscerà le istanze di Forza Italia, ma molto probabilmente avrà visto o quantomeno sentito parlare del paradossale account dell'ex premier su TikTok.

I non pervenuti

Sembra assurdo ma né il Movimento 5 Stelle, né Impegno Civico - il nuovo partito dell'ex grillino Di Maio - hanno speso nulla per sponsorizzare i propri post sui social. Due storie politiche, fino a poco fa intrecciate, che avevano fatto di internet e dei giovani la loro base. I loro post ci sono, ma non circolano e non riescono a far breccia nell'attenzione e nelle coscienze dei giovani che andranno a votare. Grande assente anche l'Alleanza Verdi e Sinistra. Una lista che potrebbe facilmente avvicinarsi ai giovani che da anni ormai condividono le preoccupazioni su ambiente e welfare, che invece sta conducendo una strategia social approssimativa, con post tradizionali, spesso troppo discorsivi, e che si limitano solitamente a richiamare alla presentazione dei candidati o di alcuni vaghi punti programmatici.

Può bastare?

A poche ore dal debutto di Berlusconi su TikTok, un'utente del social, Emma Galeotti (@gl.emm4) - che conta quasi 700mila follower - ha voluto parlare a nome dei giovani che come lei si recheranno alle urne il prossimo 25 settembre. "Non siamo così stupidi che ci basta vedere un video su TikTok per votarvi perché è l'unica cosa che conosciamo, non siamo così plasmabili", ha dichiarato in un video. Galeotti riprende esattamente il problema della maggior parte delle campagne social di questa tornata elettorale: l'assenza di temi, specie appetibili alle nuove generazioni. È approssimativo pensare che basti la presenza sui social, qualche grafica accattivante e un paio di video simpatici per guadagnarsi il voto degli internauti, soprattutto più giovani. Ovviamente è importante far immedesimare l'elettore, ma quello che gli under 30 cercano solo temi, risposte e progetti per un futuro incerto come non mai. Meno meme, più comunicazione sì social-friendly, ma intelligente.

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