Sport
L’Europa dei Campioni
Un po’ di storia dell’ambita Coppa dalle Grandi Orecchie
Lorenzo Elia, 20 anni | 2 maggio 2019

“Mercoledì sera che fai?” Alzi la mano chi, tra gli appassionati di calcio, almeno una volta non abbia rimandato e procrastinato qualsiasi impegno esistente per arrendersi a uno degli spettacoli calcistici più affascinanti: la UEFA Champions League. Il massimo torneo internazionale per club, che ogni anno mette in competizione tra loro le migliori squadre europee. Insomma, la Champions sarà argomento ben noto ai più, ma se vi dicessero che fosse nata addirittura nel 1955, col nome di Coppa dei Campioni? Anche ai lettori e conoscitori di calcio più navigati potrebbe sfuggire che fino agli anni ’50 non è esistita una vera e propria competizione che premiasse i vincitori come Campioni d’Europa: l’idea di essa nacque in seguito alle polemiche internazionali riguardanti quale fosse, secondo l’opinione pubblica, la formazione calcistica migliore del Vecchio Continente. E fu allora che, con il patrocinio della neonata UEFA, si diede vita alla prima edizione della storica coppa: ne presero parte sedici principali formazioni. All’epoca la supremazia calcistica si divideva tra club ancora oggi ai vertici come il Real Madrid, il Milan, e società storicamente meno note alle luci della ribalta, come il Reims e il Partizan di Belgrado. Furono proprio i serbi che il 4 Settembre 1955 giocarono il primo match nella storia della Champions, pareggiando 3-3 con i portoghesi dello Sporting Lisbona. La prima stagione vide il trionfo dei blancos del Real Madrid, che superarono in finale i francesi dello Stade de Reims: la prima vittoria che inaugurò un vero e proprio periodo di dominio madridista, interrotto cinque anni dopo, nel 1961, dalla vittoria del Benfica. Le Aquile portoghesi bissarono il successo dell’anno prima, che sarà anche l’ultimo dopo la “maledizione” lanciata da Guttmann, all’epoca allenatore dei lusitani. 

Il fascino magnetico della Coppa dei Campioni cominciò a questo punto a coinvolgere un numero di spettatori sempre maggiore: la famosa forma del trofeo dalle “grandi orecchie”, che contraddistingue oramai la competizione, venne concepita nel 1966 e i primi ad alzarla al cielo, l’anno successivo, furono gli scozzesi del Celtic di Glasgow. Dopo la vittoria del Milan nel ’69 al Santiago Bernabéu, negli anni ’70 la competizione fu egemonizzata dal “calcio totale” dell’Ajax di Cruijff: i Lancieri si imposero infatti per ben tre edizioni consecutive, prima del tris conseguito invece dal Bayern di Monaco, che si aggiudicherà il titolo di Campioni d’Europa fino alla stagione ’75-’76.

Arrivando ad oggi, le emozioni e l’atmosfera unica che di stadio in stadio prende vita durante le notti di Champions League hanno permesso che la sua popolarità abbia un risvolto economico. Dal 2016, infatti, accedere alla fase a gironi vale ben 12,7 milioni di euro, premio cui la prima e la seconda classificata di ogni raggruppamento sommano rispettivamente 15 e 11 milioni. I diritti TV, uniti al business relativo alla pubblicità e alle varie partnership, fanno schizzare il valore complessivo della Champions League ad una cifra che supera il mezzo miliardo di euro. Dati che rendono giustizia all’incredibile peso specifico che la ex Coppa dei Campioni ha ormai economicamente assunto. Eppure, nonostante questo, è complicato quantificare il valore monetario del brivido che ogni tifoso prova ascoltando l’inno della Champions. Ci sono cose che non si possono comprare.

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